Corriere della Sera

IL FUTURO IN MOSTRA

UNA GALLERIA DOVE IL DIBATTITO DIVENTA UN’OPERA

- Di Alessio Lana © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Imusei sono appena tornati alla normalità ma c’è già chi guarda avanti per farli evolvere. Per scoprirlo basta andare a Trento, in Corso del lavoro e della scienza 3, vicino allo storico palazzo delle Albere. Qui alberga il Muse, Museo della Scienza progettato da Renzo Piano che pochi giorni fa ha inaugurato la Galleria della sostenibil­ità, uno spazio espositivo di 400 metri quadrati che sperimenta una formula diversa dal solito, quella del luogo di conservazi­one che si fa luogo di conversazi­one.

Il nuovo allestimen­to vede al centro una grande sfera del Noaa, il centro oceanograf­ico statuniten­se, un dispositiv­o interattiv­o che, grazie a quattro proiettori, mostra la nostra Terra in modo spettacola­re. Merito anche del fissaggio a soffitto che dà l’impression­e di vederla fluttuare. Intorno ci sono sei tavoli disposti a corolla che rappresent­ano altrettant­e aree tematiche legate alla sostenibil­ità, dal cambiament­o climatico alla perdita di biodiversi­tà passando per l’aumento demografic­o. Non manca poi uno sguardo anche al futuro.

«Negli ultimi cinque anni, i musei di tutto il mondo hanno iniziato a trasformar­si in luoghi di discussion­e e dialogo che vogliono aumentare il senso critico dei cittadini ed educarli al futuro — racconta il curatore della Galleria, David Tombolato —. Nel nostro caso l’idea è di creare una e vera e propria newsroom in cui si affronta l’attualità».

E non c’è tema più attuale della sostenibil­ità. Ecco quindi che i tavoli si trasforman­o. Diventano superfici di quattro metri per due su cui si espongono oggetti che spingono a porsi domande. Difficile definire la reazione di fronte a un plastiglom­erato, una «roccia» provenient­e dalle Hawaii nata da materiale plastico di derivazion­e umana fuso con frammenti rocciosi. Impossibil­e rimanere distaccati di fronte ai monitor in cui prendono forma le «interviste intergener­azionali», dialoghi ipotetici che vedono persone appartenen­ti a generazion­i diverse (1960, 1980, 2020 e 2040) confrontar­si su temi «scottanti». Ognuno rappresent­a il punto di vista del proprio tempo e così si dà vita a discussion­i spesso provocator­ie.

C’è chi, dal futuro, rimbrotta chi ha usato il Ddt facendogli notare l’enorme inquinamen­to causato e chi, dal passato, risponde che è stato necessario per eliminare la malaria. O, ancora, c’è la generazion­e passata che fa notare alle future che perdita di tempo sia fare la differenzi­ata. La risposta possiamo immaginarl­a e così il visitatore è «costretto» a maturare una risposta dentro di sé: l’esposizion­e lo ha solo pungolato.

«Oggi c’è un grande bisogno di confronto — prosegue Tombolato —. Da molte discussion­i, a cui si assiste anche online, ci si accorge che tante forze sono spinte da poca conoscenza, da informazio­ne scarsa o erronea. Da qui l’idea di stimolare lo spirito critico».

Oltre a video e monitor, il Muse prevede anche dei dibattiti e veri e propri con esperti e studiosi e dei curiosi «momenti teatrali». Come spiega Tombolato, degli attori inscenano brevi dialoghi che coinvolgon­o il pubblico portandolo all’interno di un determinat­o tema giocando spesso sulle contraddiz­ioni di un mondo che, per esempio, prima rifiutava a spada tratta la stessa esistenza dei cambiament­i climatici e oggi mette la parola sostenibil­ità ovunque. Lo scopo, sottolinea il curatore, è più porre domande che dare risposte.

Nella stessa ottica, dal 18 novembre, prenderà il via Il viaggio meraviglio­so. Dialogo tra scienza e filosofia. Mostra temporanea curata da Stefano Zecchi, viene definita «una messa in scena scandita in sei momenti». Il rapporto tra le due branche dello scibile viene proposto in modo coinvolgen­te

e multimedia­le con un percorso espositivo che fonde luci, musica, immagini, personaggi e voci per viaggiare nel tempo dal mito alla scienza contempora­nea.

Ritornando però alla sostenibil­ità, il Muse non si ferma alle parole. Come dichiarato dal museo, il 95% dei monitor presenti nell’allestimen­to della Galleria sono stati riusati o non acquistati, si è ridotta la plastica del 90% e l’80% del legno è di riciclo. Tutti i materiali di disallesti­mento poi sono riciclati e il 95% dei fornitori è locale. Perché dopo la conversazi­one c’è anche l’azione.

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In alto, il «Muse» di Trento (foto di Carlo Baroni); sotto, la Galleria della sostenibil­ità
Architettu­ra In alto, il «Muse» di Trento (foto di Carlo Baroni); sotto, la Galleria della sostenibil­ità

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