Corriere della Sera

Gli esami di Milano

Inter, è un test verità Inzaghi torna a casa «Accetterò i fischi» Sarri e il caso nazionali

- Guido De Carolis © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

MILANO L’Inter deve capire chi è, la Lazio chi vuole essere. L’incrocio è pericoloso, i nerazzurri di Inzaghi hanno una settimana di fuoco, martedì match decisivo in Champions con lo Sheriff poi la Juve, la squadra di Sarri deve tornare in sé dopo i tre ceffoni di Bologna. Inzaghi «torna a casa», come ha detto lui, dov’è rimasto per 22 anni e dove è diventato allenatore.

«Il presidente Lotito e il direttore Tare sono state due persone molto importanti per la mia carriera. Non finirò mai di ringraziar­li». L’addio non è stato soft, il tecnico dell’Inter non si aspetta un comitato di benvenuto per il ritorno. «Per me non sarà una partita come le altre, l’emozione non mancherà. So che ci saranno fischi e applausi e li accetterò, loro sanno che da giocatore e allenatore ho sempre dato tutto».

È una partita carica di emozioni e pure di polemiche. L’Inter rischia di pagare un dazio pesante alla Nazionali. Gli argentini Lautaro e Correa e l’uruguaiano Vecino sono arrivati nella tarda serata di ieri a Roma dopo un volo transocean­ico, l’allenatore ha dispensato dalla trasferta i cileni Vidal e Sanchez, oltre a Sensi non ancora recuperato. «In Liga sono stati bravi a rinviare le partite, ma è un discorso che andava affrontato a inizio stagione», la puntura di Inzaghi. Lautaro è in ballottagg­io per una maglia con Perisic. Calhanoglu è malconcio e Gagliardin­i dovrebbe sostituirl­o. Le qualificaz­ioni al Mondiale sono diventate una tassa sempre più pesante per i club.

Sarri erutta come un vulcano e travolge tutto. «Questo calcio non mi appartiene più, i giocatori si stanno allenando più in Nazionale che con noi. Non è più sport ma uno show che sta spremendo soldi agli appassiona­ti. Sono vecchio per questo tipo di calcio». La giusta critica a un calendario internazio­nale ingolfato e folle, precede quella ancor più netta al terreno dello stadio Olimpico. «Si sono lamentate tante persone ma sono l’unico che ha ricevuto una risposta (Sport e Salute ha ribattuto dicendo «l’Olimpico è a norma», ndr), non so perché, forse sono gentili. Si è lamentato Mourinho ma nessuno ha risposto. Quello dell’Olimpico non è un terreno di alto livello, è scadente».

Tra amarcord e polemiche, Lazio-Inter è una partita piena di contenuti. I nerazzurri devono sostenere un esame di maturità. Fin qui hanno faticato contro le squadre di alta fascia: k.o. con il Real, pari contro Atalanta e Shakhtar. Più che per la classifica, vincere è importante per gonfiare l’autostima. La Lazio di Sarri ha il problema di sempre, la continuità. Ha vinto il derby e

in Europa League, s’è schiantata a Bologna. «Abbiamo bisogno di solidità e non di spettacola­rità», rimarca Sarri. Sarà anche la sfida tra bomber, aria di vecchio derby tra il recuperato Immobile e Dzeko che sta vivendo una seconda giovinezza e ha già segnato 6 gol, spingendo l’attacco dell’Inter, il migliore della serie A con 22 reti. Le due difese prendono gol con facilità, è un sfida tra gli attacchi.

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Grinta Simone Inzaghi, 45 anni (Epa)

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