Corriere della Sera

IL VERO PADRONE DEI CALCIATORI È DIVENTATO IL PROCURATOR­E

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Caro Aldo,

Donnarumma che ha detto sono e sarò sempre milanista, intanto è andato al Psg, per giocare e crescere con 12 milioni all’anno: io ci metto 240 anni per prendere quello che lui guadagna in un anno.

Paolo Arqua, Milano

Chi ha avuto la fortuna di vivere il calcio degli anni 80, ha difficoltà ad accettare i cambiament­i. Mentre una volta il giocatore preferito era la «bandiera» legato alla squadra che lo aveva lanciato e reso profession­ista ora, incurante della tifoseria, ha come unico obiettivo andare «a scadenza» di contratto per essere acquistato a costo zero da altre società che, non avendo spese per l’acquisto, saranno disposte a riconoscer­e ingaggi più alti. Manovrati da procurator­i senza scrupoli.

Luca Testera Pardi

Cari lettori,

M

olti di voi sono intervenut­i nella discussion­e sul caso Donnarumma (ribadito il sacrosanto diritto del tifoso al fischio, resto convinto sia sbagliato fischiare il portiere della Nazionale che gioca in casa la semifinale di una competizio­ne europea) e in genere su stipendi e privilegi dei calciatori. Vi confesso che, più dei guadagni delle star — Donnarumma è considerat­o il miglior giovane portiere al mondo, non a caso è andato nel club più ricco — mi hanno sempre colpito gli emolumenti dei calciatori di seconda e terza fila. Un laterale (un tempo si sarebbe detto terzino) di serie C guadagna più di dieci primari d’ospedale, che hanno studiato e lavorato per trent’anni e salvano vite. Leggo ora che Romagnoli, un buon difensore centrale che forse non ha mantenuto del tutto le promesse, guadagna sei milioni di euro netti l’anno: come cento primari.

Non voglio fare il pauperista. In un sistema capitalist­a, i prezzi li fa il mercato. Qui però c’è una palese stortura. Da una parte, società sempre più indebitate. Dall’altra, procurator­i che ormai sono i veri proprietar­i degli atleti, maestri nel muoverli da un club all’altro, preferibil­mente a parametro zero, arrivando a intascare decine di milioni di euro. Non è solo una questione etica. C’è un limite oltre il quale il sistema non è sostenibil­e; e credo che questo limite sia stato raggiunto. La concorrenz­a tra le varie società è il sale del calcio e dell’economia; ma qui c’è una corsa a farsi del male, alimentata dagli sceicchi che ora si sono pure comprati i Mondiali del prossimo anno.

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