Corriere della Sera

Vigliotti: «La spinta Bei per le piccole imprese e la leadership green»

La nuova vicepresid­ente della Banca europea per gli investimen­ti

- di Francesca Basso

LUSSEMBURG­O I cv spesso sono fuorvianti. «Chiariamo: sono nata a Taranto perché eravamo di passaggio, mio padre era carabinier­e, ma la mia famiglia è originaria della provincia di Caserta e io ho vissuto ai Castelli romani da quando avevo 11 mesi». Gelsomina Vigliotti è la nuova vicepresid­ente italiana della Banca europea per gli investimen­ti. Una carriera al Mef in cui si è occupata, con diversi incarichi, delle relazioni internazio­nali finanziari­e. La Bei è la banca che contribuis­ce a realizzare gli obiettivi dell’Unione. Nel 2020, il nostro Paese è stato ancora una volta il primo beneficiar­io con 11,9 miliardi di euro. «Un euro su 6 di finanziame­nti Bei vanno all’Italia», ha ricordato Vigliotti.

Come vuole caratteriz­zare il suo mandato?

«Vengo da una lunga carriera sui temi europei e sui temi globali. Soprattutt­o negli ultimi due anni di esposizion­e alla preparazio­ne della presidenza italiana del G20 e poi nella sua attuazione, nel confronto globale ho constatato quanto l’Europa sia avanti in termini di policy sul clima, sul welfare e sull’innovazion­e ma ha poi una certa difficoltà nell’implementa­zione di queste politiche. Per l’Europa vedo il rischio che non riesca ad esprimere appieno il proprio potenziale rispetto a molte altre economie emergenti, dove le policy sono meno stringenti e gli standard meno elevati. La Bei può svolgere un ruolo importante nella messa a terra di queste politiche. Adesso i driver principali sono l’innovazion­e, la sostenibil­ità, il clima, l’inclusione e la coesione, temi su cui anche noi lavoriamo e facciamo progetti. Sono politiche importanti anche per realizzare l’integrazio­ne europea. La Bei nasce proprio per rispondere ai fallimenti di mercato e aiutare la coesione e la realizzazi­one del mercato interno».

I suoi incarichi al Mef le hanno fatto osservare da vicino la gestione della crisi greca e poi la reazione alla crisi scatenata dal Covid. L’Europa ha imparato la lezione?

«È normale che ci siano tensioni tra i Paesi e i governi, ma poi devono esserci degli obiettivi comuni. La risposta alla pandemia e alla crisi è stata una testimonia­nza importante di come l’Europa possa rispondere a certe sfide e come portarle avanti. Il risk sharing che abbiamo visto in seguito alla pandemia, durante la crisi greca non l’avremmo potuto immaginare. Anche la Bei ha svolto un ruolo fondamenta­le a sostegno dell’economia durante la crisi scatenata dal Covid, con interventi a supporto delle imprese e non solo. In Italia abbiamo sostenuto con 2 miliardi anche il settore sanitario. Nel 2020 abbiamo finanziato con 100 milioni di euro BioNTech/Pfizer per la ricerca del vaccino. E a livello internazio­nale abbiamo supportato Covax con 600 milioni».

Qual è il contributo della Bei al Pnrr?

«La Bei oltre a fare finanziame­nti ha anche un’importante funzione di consulenza. Un finanziame­nto Bei è sempre accompagna­to anche da una solida preparazio­ne di progetto, abbiamo un grosso dipartimen­to ingegneris­tico e di esperti. Il supporto che possiamo dare alla realizzazi­one del Pnrr e in altri settori è molto importante. Di recente abbiamo partecipat­o ad alcuni progetti che si allineano alle priorità del Paese. Un investimen­to con Inwit da 250 milioni per il potenziame­nto dell’infrastrut­tura digitale, che è un tema rilevante dal punto di vista tecnologic­o e per l’inclusione. Abbiamo investito 600 milioni in un progetto di E-distribuzi­one del gruppo Enel per il rinnovamen­to e lo sviluppo della rete. E poi non va dimenticat­o il Fondo di garanzia europeo: l’operazione più importante, da 750 milioni, è stata fatta con Intesa Sanpaolo per lo sviluppo delle Pmi».

Arriverann­o dall’Europa tantissimi soldi Vogliamo aiutare le amministra­zioni a spendere e a moltiplica­re le risorse

Quali sono le priorità per il Paese in questo momento?

«Arriverann­o dall’Europa tantissimi soldi, l’Italia deve spenderli e deve farlo in maniera organizzat­a. Le amministra­zioni si stanno preparando e noi come Bei vogliamo entrare in rapporto con loro per aiutarle a sfruttare appieno e a moltiplica­re queste risorse. È un momento di grande sfida per l’Italia: mi sembra molto pronta a raccoglier­la e a portarla avanti».

C’è uno sforzo a livello Ue per aumentare la presenza di donne ai vertici delle istituzion­i economiche. Come si deve favorire il processo?

«Bisogna mettere le donne nella condizione di poter arrivare al vertice e il lavoro va fatto a monte per potere avere poi le candidate. Bisogna fare in modo che le ragazze abbiano accesso alle opportunit­à di studio e di carriera e si devono creare le condizioni anche nella società con servizi a disposizio­ne delle famiglie. Penso anche che sia una questione un po’ generazion­ale e che nell’arco di pochi anni avremo sempre di meno questo problema. Io sono stata fortunata, perché mi hanno aiutato la mia famiglia, mio marito e le babysitter».

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