«Profondo e meticoloso sfida i limiti della materia»
Arturo Galansino: il coinvolgimento dello spettatore conta
Arturo Galansino, che cosa distingue questa retrospettiva dalle altre mostre su Jeff Koons che abbiamo visto in Italia?
«Per la prima volta Jeff ha voluto indagare una componente fondamentale della sua arte, lo “shine” inteso come lucentezza e riflessione, preziosità e inclusione. Oltre ad essere attratto da opere che sono veri e propri oggetti del desiderio, il pubblico può anche immergersi in esse, specchiandosi e diventandone parte in un processo di diretto coinvolgimento estetico. E la partecipazione del pubblico non sta mancando. La mostra è già diventata uno degli eventi culturali di maggior successo nel 2021, con oltre
Ognuno dei lavori in mostra è il prodotto di anni di ricerca
15.000 visitatori in appena 10 giorni di apertura».
Koons è uno degli artisti più fraintesi. Viene spesso associato a temi come il consumismo, quando in questa mostra si scoprono alcune opere che lanciano messaggi diversi. Un esempio?
«È un artista molto profondo, con una poetica eminentemente inclusiva e democratica, che ha lavorato oltre quarant’anni per annullare ogni gerarchia tra cultura alta e bassa. Le sue opere sono in connessione con la biologia umana, si riferiscono alla fragilità dell’esistenza e cercano la trascendenza. Sculture e dipinti sono esposti all’interno della severa architettura quattrocentesca di Palazzo Strozzi, in un dialogo essenziale e diretto. Fondamentale è la volontà di coinvolgimento dello spettatore e il rapporto con la storia culturale che conduce, in un circuito senza interruzioni, dalle Grandi Madri preistoriche a Duchamp e Warhol, passando per Rinascimento, Barocco e Rococò».
Pochi conoscono la complessità di Koons. Anche nella produzione delle sue opere. Facciamo qualche esempio?
«Lui sfida i limiti della materia, come fosse uno scultore barocco. Ognuno dei lavori in mostra è il prodotto di anni di ricerca e del famoso “perfezionismo di Jeff”, che non accetta compromessi sulla qualità. Pensiamo all’iconico Balloon Dog, la cui visionaria realizzazione portò quasi l’artista in bancarotta (e non sarebbe stata la prima volta…). E anche nell’allestimento della mostra di Palazzo Strozzi, cui ha sovrinteso di persona, Koons ha dimostrato tutta la sua attenzione a ogni dettaglio».
La Fondazione Palazzo Strozzi è un organismo sfaccettato. Quali sono le altre attività?
«Palazzo Strozzi è accessibilità, inclusione, sperimentazione per l’arte e la cultura: un laboratorio per una nuova idea di contemporaneità a Firenze. Attraverso la realizzazione di mostre tra le più importanti nel panorama internazionale, progetti di arte pubblica e un ampio e diversificato programma di attività rivolte a tutti i pubblici, la Fondazione contribuisce allo sviluppo culturale, sociale ed economico di Firenze e della Regione Toscana. Stiamo lavorando con grande energia ai nostri prossimi progetti che continueranno a spaziare dall’arte antica a quella moderna e contemporanea in un vivace dialogo fra tradizione e innovazione che rende Palazzo Strozzi unico. Nella primavera 2022 apriremo la grande mostra Donatello, il Rinascimento realizzata in collaborazione con i Musei del Bargello: un evento davvero irripetibile. La Fondazione Palazzo Strozzi rappresenta una best practice nel settore delle istituzioni culturali grazie alla sua programmazione artistica ma anche per il suo modello virtuoso di sostenibilità economica. Grazie alla sua metodologia, all’approccio internazionale e all’ambizione dei suoi programmi, Palazzo Strozzi gioca un ruolo fondamentale nella trasformazione della città del Rinascimento in una capitale culturale del presente».
Il pubblico non sta mancando, la mostra è tra i grandi eventi 2021