Inter, tonfo con rissa
Con Dimarco a terra la Lazio segna il 2-1 Botte, proteste e possibili squalifiche
I baci e gli abbracci diventano botte, tante. La prima sconfitta in campionato dell’Inter è un concentrato di nervosismo e recriminazioni. Perfetta per un’ora, esce battuta, ribaltata dalla Lazio e dagli episodi. Finisce in rissa, accesa dal raddoppio di Felipe Anderson. La svolta è lì. Dimarco resta a terra dopo il fallo di Leiva, l’arbitro Irrati lascia il vantaggio all’Inter, Lautaro tira, la Lazio riprende palla, ribalta l’azione e segna il 2-1, trovando il varco giusto proprio dalla parte di Dimarco, ancora accasciato.
Il raddoppio scatena la rabbia interista, perché i biancocelesti non buttano fuori il pallone come vuole l’usanza italica. La rissa è sedata con quattro ammonizioni, ma lì, a dieci minuti dalla fine, l’Inter perde il match.
«Lautaro non si era accorto che Dimarco era a terra e lì abbiamo preso gol, perso la partita e pure la testa. L’arbitro può fermare. Sono preoccupato se guardo il risultato, non se osservo la prestazione. Abbiamo sbagliato nel far rientrare la Lazio, non si può prendere rigore su calcio d’angolo. Una squadra come la nostra deve ammazzare la partita e portare a casa un altro risultato. È stata una giornata intensa, l’inizio che sognavo e un finale amaro», il giudizio di Inzaghi.
A fine partita Sarri racconta ad Handanovic di aver alzato il braccio per fermare l’azione, ai microfoni dice altro. «La palla era dell’Inter, loro sono andati in porta con il giocatore a terra. Solo in Italia si chiede di buttar fuori la palla: scene da Far West». Felipe Anderson ammette che avrebbe potuto fermarsi. Il tutto dopo un’altra rissa al fischio finale. Caccia all’uomo, spintoni tra due amici veri come Correa e Luiz Felipe, con il laziale espulso e in lacrime. Una tonnara, continuata nel tunnel. L’Inter si augura che dopo il danno non ci sia pure la beffa di ulteriori sanzioni.
E dire che a Inzaghi, per la prima volta avversario dopo 22 anni, l’Olimpico riserva un’accoglienza toccante. Striscioni, cori e foto, lui a stento trattiene le lacrime. L’Inter è perfetta. Cambi di campo con lanci di 40-50 metri a chiamare l’inserimento dei due esterni, saltare il centrocampo e allargare la difesa di Sarri. La Lazio va sotto presto: Darmian innesca Barella, atterrato dal disastroso Hysaj. Rigore, trasformato da Perisic.
Solo un episodio può alleviare le pene della formazione di Sarri e riportarla in partita. Il mani di Bastoni, a inizio ripresa, è la chiave per riaprire il match, Immobile dal dischetto non sbaglia. L’Inter perde il controllo, la Lazio ribalta con la rete di Felipe Anderson e sigilla con Milinkovic nel recupero. Poi le botte e il conto salato per l’Inter, incapace di vincere contro squadre di fascia medio alta. Segnali inquietanti, da non sottovalutare in vista del martedì di Champions, un pericoloso dentro o fuori con lo Sheriff.
L’inizio che sognavo e un finale amaro. Ma noi queste partite dobbiamo vincerle