Russia-Nato, l’ora del gelo siberiano
Dopo l’espulsione di 8 diplomatici-spia da Bruxelles, Mosca azzera i contatti con l’Alleanza
Rapporti sempre più tesi tra Russia e Nato, con Mosca che sospende ogni attività dopo che Bruxelles aveva espulso otto «diplomatici» russi presso il comando generale dell’alleanza per sospetta attività spionistica. L’annuncio del nuovo passo che porta praticamente a zero i rapporti, è venuto dal ministro degli Esteri Sergej Lavrov: «Come risultato delle deliberate azioni della Nato, non abbiamo praticamente le condizioni per la più elementare attività diplomatica». L’espulsione degli otto diplomatici russi era stata decisa dall’Alleanza all’inizio del mese: «Funzionari non dichiarati dei servizi segreti russi», secondo il segretario generale della Nato Stoltenberg. È ormai da anni che le relazioni continuano a peggiorare. Soprattutto dopo l’annessione russa della Crimea nel 2014.
Dall’inizio dell’anno, c’è stata una continua escalation da una parte e dall’altra. Velivoli russi hanno sempre più frequentemente violato gli spazi aerei di Paesi della Nato e di nazioni neutrali, come la Svezia, che per questo si sta sempre più avvicinando all’organizzazione militare occidentale. Poi in primavera l’Occidente ha denunciato l’ammassamento di truppe russe alla frontiera con l’Ucraina che, però, faceva seguito all’annuncio di manovre congiunte della Nato ai confini Est dell’Europa, con 40 mila militari e 15 mila mezzi. Poi è in via di attuazione pratica la dottrina enunciata da Washington e definita «4x30». La Nato avrebbe sviluppato in breve tempo la capacità di mettere in campo entro trenta giorni trenta battaglioni, trenta unità aeronautiche e altrettante navi da guerra. Il ministro russo della Difesa Shoigu ha replicato a maggio anticipando la creazione entro fine anno di 20 unità di risposta.
È possibile che la decisione di ieri sia solo un primo passo di futuri ulteriori sviluppi negativi. Il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin è in Georgia dove ha firmato un nuovo memorandum per la difesa comune tra l’Occidente e l’ex repubblica sovietica. Questa mossa viene ritenuta dal Cremlino il proseguimento di una manovra di «accerchiamento». Che passa anche per l’Ucraina, come sostiene il portavoce di Putin, Peskov: l’accesso di questo Paese alla Nato «prefigurerebbe lo scenario peggiore, uno scenario che varcherebbe la linea rossa degli interessi nazionali russi». Per Peskov, ciò «potrebbe spingere la Russia ad attuare misure attive».