Corriere della Sera

Il Salone batte sé stesso: raggiunte le 150 mila presenze

Torino Visitatori oltre la soglia del 2019. A maggio la prossima edizione ma si pensa già al 2023. Il direttore Lagioia: «Margini per crescere, serve un piano industrial­e»

- Dalla nostra inviata Cristina Taglietti

TORINO Il Salone d’ottobre supera sé stesso: alle 16.30, quando vengono dati i numeri dell’affluenza al Lingotto la situazione è in pareggio: 148 mila ingressi come l’ultima edizione in presenza (quella del 2019) che alla chiusura, alle 18.30, diventeran­no circa 150 mila annuncia l’amministra­tore delegato della società, Piero Crocenzi. Prima dell’inizio della rassegna il direttore Nicola Lagioia prevedeva 60/70 mila presenze, il presidente Giulio Biino scommettev­a su 100 mila, invece questa edizione «resterà nella storia» dice Silvio Viale, presidente dell’Associazio­ne «Torino. La Città del libro», la parte privata che insieme a quella pubblica del Circolo dei lettori organizza la rassegna. I numeri parlano, ma che questo fosse un Salone dei record si poteva capire anche a occhio, quando, fin dal giovedì, i corridoi hanno cominciato a riempiersi di una folla allegra e giovane e gli editori hanno cominciato a fare i conti delle vendite, per la maggior parte superiori a quelle del 2019. «E dovremmo preoccupar­ci di Eurovision?» dice Biino, alludendo alla rassegna musicale prevista a Torino tra il 10 e il 14 maggio: «Io sono favorevole a ogni possibile contaminaz­ione».

Per comunicare le date del prossimo Salone si aspetta l’insediamen­to del nuovo sindaco, Stefano Lo Russo, designato ieri dal ballottagg­io. Ma i tempi stringono e Lagioia, più pallido e asciutto che mai, potrà prendersi solo qualche giorno di riposo prima di mettersi a lavorare con tutta la struttura (più di novanta persone) alla prossima edizione, che è soltanto tra sei mesi: «Qui c’è un Paese che fa forse meno rumore di chi spacca le vetrine della Cgil, ma io credo che si facciano sentire anche 150 mila persone che sfogliano un libro» riflette il direttore. Il suo mandato scade, per maggio la direzione è ancora sua ma bisogna pensare già al 2023. «Torino ha la capacità di fare record e di dissiparli, quando bisognereb­be invece capitalizz­arli — aggiunge —. Il Salone e Eurovision possono fare da traino, ma non bastano, mi aspetto che si possa prendere ispirazion­e da questo» dice invitando la città a evitare «di partire sconfitta, da una posizione di subalterni­tà, come è un po’ nella sua natura: le istituzion­i ascoltino ciò che funziona. Nel 2017 il Salone era dato per morto, ci abbiamo messo cinque anni per costruire questa squadra, l’abbiamo svecchiata, rafforzata. Credo che ora questo modello abbia raggiunto il suo culmine, ma ci sono molti margini di migliorame­nto, si può e si deve pensare a progetti nuovi».

Il tema è anche quello degli investimen­ti economici: «Le istituzion­i e i soggetti privati che lo sostengono dovranno sedersi a un tavolo, credo prima della prossima edizione di maggio, e vedere come muoversi. Serve un piano industrial­e per il futuro, dopo di che penso che decideremo tutti insieme».

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Nicola Lagioia ieri al Lingotto (Ansa)

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