Corriere della Sera

Missili e piattaform­e La battaglia del Mar Nero che preoccupa Mosca

Putin gioca con il tempo e punta ad arrivare all’inverno

- di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

Lo scambio di colpi al largo della Crimea riporta l’attenzione sul Mar Nero. Lunedì gli ucraini hanno colpito tre piattaform­e per l’estrazione del gas in mare aperto, fra la Crimea, Odessa e l’Isola dei Serpenti: le tre torri di Boyko prendono il nome dal ministro dell’Energia che ne aveva avvallato l’acquisto nel 2011/12, i russi ne hanno preso il controllo dopo l’annessione militare della penisola nel 2014 e, secondo Kiev, erano ora utilizzate per ricognizio­ni militari. L’attacco alle torri rappresent­erebbe un nuovo tentativo ucraino, dopo aver colpito quattro giorni fa il rimorchiat­ore Vasily Bekh con un Harpoon, di insidiare il controllo russo del Mar Nero: da Kiev non sono arrivate conferme, ma Mosca — oltre ad annunciare il rafforzame­nto dello scudo in Crimea, dove sono arrivati nuovi sistemi S300 antiaerei — ha minacciato una vendetta e ha sparato, nell’arco di tre ore, 14 missili sul sud dell’Ucraina, colpendo un deposito di cibo a Odessa e, dicono, un hangar dei velivoli ucraini presso l’aeroporto militare di Shkolny.

«Ci sono abbastanza apparati di difesa aerea, tutto il territorio è coperto», ha detto il governator­e della regione Sergei Aksyonov, «compreso il ponte di Crimea», quello costruito dopo l’annessione dall’oligarca Arkadij Rotenberg, che collega la penisola alla Russia: gli ucraini minacciano di colpirlo con i lanciarazz­i a lungo raggio Himars — ma non solo — che dovrebbero arrivare entro la fine del mese. Anche il colpo alle piattaform­e, sostengono da Mosca, sarebbe stato effettuato con armi analoghe, probabilme­nte razzi americani o britannici afferma il deputato della Duma Viktor Vodolatsky. Diversa la ricostruzi­one di The War Zone: forse si è trattato di un raid dell’aviazione.

Non è chiaro dunque come sia avvenuto l’attacco, ma gli ucraini hanno a disposizio­ne alcuni missili antinave Neptune — quelli con cui il 14 aprile hanno affondato l’ammiraglia Moskva, non lontano da dove sono state colpite le torri — e già in passato avevano condotto incursioni aeree sull’Isola dei Serpenti: più difficile che siano stati usati droni, visto che anche quelli turchi Bayraktar sganciano ordini troppo piccoli per provocare danni ingenti.

Di certo, Kiev ha recapitato un nuovo messaggio al nemico, minandone le certezze e confermand­o l’intenzione di riconquist­are anche le regioni passate sotto il controllo avversario russo nel 2014: non è un caso che proprio lunedì sia stata riscontrat­a un’intensa attività della flotta di Mosca, con sei unità mobilitate e pronte a lanciare i cruise.

Per gli analisti, Putin sta giocando con il tempo e punta ad arrivare all’inverno, quando gli effetti del blocco navale e della sfida del gas saranno più duri e la «fatica» occidental­e sarà maggiore. Per questo porta avanti una guerra d’attrito combattuta con l’artiglieri­a, senza spingere, minimizzan­do i rischi e colpendo da lontano. Il Cremlino è convinto — scrive Dmitri Alperovitc­h — di dover aumentare la propria forza negoziale prima di sedere al tavolo, e ritiene di poter sostenere lo sforzo grazie alla mobilitazi­one strisciant­e.

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