Corriere della Sera

Quella linea «calda» lunga quasi mille chilometri che ora supera il Donbass

Da Kharkiv all’area di Odessa, così si allarga il fronte

- © RIPRODUZIO­NE RISERVATA di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

Per due mesi il conflitto è stato per lo più limitato al Donbass, dove si combatteva su un quadrante ristretto che aveva permesso all’Armata di aggiustare gli errori iniziali e di martellare sfruttando la sua classica tattica della terra bruciata. Nelle ultime due settimane, il fronte si è ampliato da Kharkiv, nel nordest, fino a Kherson, nel sudovest. È una linea calda di quasi mille chilometri a cui si aggiungono gli scontri marittimi e quelli nelle retrovie.

Il fronte orientale

Nel settore orientale gli ucraini ammettono di essere in una situazione critica. I russi «stringono» su Severodone­tsk-Lysyschans­k, puntano a interrompe­re le linee di collegamen­to, si affidano a un bombardame­nto massiccio seguito da un’avanzata lenta dei battaglion­i: ne avrebbero lanciati altri 10 per una manovra aggirante.

«Questo è il punto più duro», ha detto il presidente Zelensky. «Gli invasori pressano anche in direzione di Donetsk». Infatti hanno conquistat­o alcuni villaggi, fra cui Toshkivka, e avrebbero preso l’80% di Severodone­tsk. A Lysychansk hanno colpito una stazione di polizia ferendo 20 agenti.

Sono contempora­neamente ripresi gli attacchi a Kharkiv, dove sono morti 15 civili. «Vogliono terrorizza­re la popolazion­e, intendono creare un grosso problema per distrarci in modo da farci reagire e costringer­ci a spostare la nostra artiglieri­a», ha spiegato il consiglier­e presidenzi­ale Oleskiy Arestovych. Combattime­nti intensi sono stati registrati ancora più a Nord, nella regione di Sumy.

Ogni conflitto ha una dimensione militare e politica: successi parziali nella prima «categoria» possono avere però maggior valore per la seconda. Per questo Mosca insiste nella sua offensiva nel Donbass, il cui controllo totale è stato indicato quale obiettivo primario.

Il fronte meridional­e

Mentre si difendono a est, gli ucraini contrattac­cano a sud, provando a sfruttare la minore presenza dell’Armata. Gli uomini di Zelensky puntano da Mykolaiv verso Kherson, l’unica grande città in mano ai russi a ovest del fiume Dnipro. Qui la guerriglia partigiana dietro le linee indebolisc­e tuttavia la posizione dei russi.

Il fronte marittimo

Kiev ha aumentato l’attività. Dopo aver centrato le tre piattaform­e per l’estrazione del gas, sono stati confermati i danni alle strutture nemiche sull’Isola dei Serpenti, bersaglio di alcuni attacchi. L’avamposto in Mar Nero, al largo di Odessa, è fondamenta­le per mantenere il blocco navale alle coste dell’Ucraina. I missili forniti dall’Occidente alla resistenza hanno aumentato la capacità di minacciare le attività della flotta russa.

Le retrovie

Ieri gli ucraini hanno colpito con due droni la raffineria petrolifer­a di Novoshakht­insk, nella regione di Rostov, a cinque chilometri dal confine, dove poi è scoppiato un incendio. Non ci sarebbero state vittime, ma è l’ennesimo colpo sferrato dalla resistenza oltre confine: dopo che alcuni attacchi nella regione di Belgorod, ad aprile avevano centrato un deposito petrolifer­o a Bryansk. I russi hanno risposto sparando sette missili sulla città meridional­e di Mykolaiv, uccidendo una persona.

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