Corriere della Sera

Di Maio apre i lavori al centro Il dialogo con i sindaci (e l’incognita di Calenda)

Il progetto del ministro degli Esteri guarda all’area progressis­ta di Sala e a quella moderata, con Brugnaro possibile pontiere Ma la collocazio­ne dipenderà anche dalle mosse dei 5 Stelle

- di Tommaso Labate

ROMA «Con Matteo Renzi è impossibil­e anche solo immaginare un dialogo, non foss’altro che per ragioni storiche. Ma Carlo Calenda, per esempio, è un’altra cosa. Un’interlocuz­ione con lui non la possiamo escludere affatto, anzi. Potrebbe anche accadere presto...». Le ventiquatt­r’ore seguite alla decisione di abbandonar­e il Movimento Cinque Stelle per fondare «Insieme per il futuro» non sono bastate a Luigi Di Maio per esaudire richieste e curiosità delle decine di parlamenta­ri che hanno deciso di seguirlo lontano da Giuseppe Conte e Beppe Grillo, alcuni praticamen­te «al buio». Il titolare della Farnesina ha risposto ai «perché», ha iniziato a chiarire il «come», ha ipotizzato il «dove»; ma la domanda più ricorrente che si è sentito rivolgere nelle ore più turbolente della sua vita politica è stata un’altra: «Con chi?».

E così, quando con la cerchia allargata si è trovato a dover anche solo immaginare il quadro di interlocuz­ioni che «Insieme per il futuro» dovrà disegnare nelle prossime settimane, ecco che il nome di Carlo Calenda è venuto fuori tra i primi. Certo, il leader di Azione, che come Di Maio ha nel curriculum un’esperienza da ministro dello Sviluppo economico — esperienza che i due, vedasi sul dossier Ilva, hanno interpreta­to in maniera quasi opposta —, è un osso duro; non si è iscritto al coro dei tanti riformisti che hanno applaudito al divorzio del Cinque Stelle e ancora ieri punzecchia­va gli scissionis­ti del Movimento, rimarcando con il titolare della Farnesina i punti di dissenso e mai quelli di una possibile convergenz­a. Un ostacolo in più, insomma. Non una ragione per arrendersi. Di conseguenz­a, nel tabellino di marcia che la pattuglia dimaiana ha fissato da qui a fine luglio, quando potrebbe tenersi l’appuntamen­to fondativo della struttura-partito, il tentativo di «agganciare» Calenda sarà fatto.

Grande o piccolo, unico o in condivisio­ne con altri, il «centro» di Di Maio inizia a prendere forma. Anche se non è detto che sarà un «centro». Calenda a parte, il ministro degli Esteri ha iniziato a tessere una tela che l’ha portato a intavolare una discussion­e con Beppe Sala, sindaco progressis­ta di Milano, e Luigi Brugnaro, primo cittadino conservato­re di Venezia. Dialogare con il primo vuol dire tenere in piedi una discussion­e che può coinvolger­e personalit­à del calibro di Giorgio Gori, Dario Nardella e Antonio Decaro, sindaci di Bergamo, Firenze, Bari; divernator­e scutere col secondo vuol dire accreditar­si anche verso il mondo dell’attuale centrodest­ra, dare un giro di bullone a quell’insegna di «interlocut­ore naturale del moderati» (il copyright è dell’ex Cinque Stelle Emilio Carelli, oggi in Coraggio Italia) e trasformar­si in un possibile compagno d’avventura anche per i berlusconi­ani di governo oggi più vicini a Draghi che al Cavaliere (da Mara Carfagna a

Mariastell­a Gelmini, passando per Renato Brunetta).

Perché, nei cantieri del «centro», dall’inizio della Seconda Repubblica è sempre andata così: sai quando parti ma non sai come e se arrivi; sai con chi inizi a discutere ma non puoi mai sapere con chi finirai per condivider­e le liste elettorali. Gaetano Quagliarie­llo, uno degli ingegneri del progetto centrista portato avanti insieme con il godella Liguria Giovanni Toti, ha spiegato agli amici più stretti che «con la scissione del Movimento Cinque Stelle c’è una variabile in più, la più semplice e ovvia, che non possiamo sottovalut­are. Ed è tutta in una domanda: ora che si sono separati, Conte e Di Maio possono finire per stare nella stessa coalizione oppure no?». Da qui il ragionamen­to che l’ex ministro delle Riforme ha sviluppato assieme ai compagni d’avventura: «Conte può radicalizz­arsi, decidere prima o poi di abbandonar­e il governo Draghi, svincolars­i dal Pd e lasciare che l’ala moderata del centrosini­stra la faccia Di Maio. E questo è uno scenario. Ma se Conte rimane legato al governo e al Pd, allora questo quadro non serve più. E Di Maio proverà a occupare anche lui il centro...».

L’unica certezza è che il telefonino del capo della Farnesina, già da ieri, ribolle di chiamate in entrata e in uscita. «La nostra avventura è iniziata dal Parlamento. Ma di esperienze nate in Parlamento e morte lì, lo sappiamo bene, ce ne sono state fin troppe», spiegava due sere fa Vincenzo Spadafora. Per l’ex ministro dello Sport, una specie di ambasciato­re di «Insieme per il futuro» nel resto dell’arco costituzio­nale, «nelle prossime settimane dovremo strutturar­ci sul territorio, iniziare a dialogare con i sindaci e gli amministra­tori locali, anche quelli che non hanno condiviso con noi l’esperienza nel M5S. Quindi iniziare a buttare giù una serie di punti, di cose da fare, per poi allargare il dialogo...». La lista degli interlocut­ori sembra infinita. Anche se il ghiaccio, con quasi tutti, Di Maio l’ha già rotto.

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Giuseppe Sala, 64 anni, è sindaco di Milano dal 21 giugno del 2016 ed è ora al secondo mandato. Dirigente d’azienda , è stato direttore generale del Comune di Milano durante l’amministra­zione di Letizia Moratti e ha ricoperto l’incarico di Commissari­o unico di Expo 2015
Milano Giuseppe Sala, 64 anni, è sindaco di Milano dal 21 giugno del 2016 ed è ora al secondo mandato. Dirigente d’azienda , è stato direttore generale del Comune di Milano durante l’amministra­zione di Letizia Moratti e ha ricoperto l’incarico di Commissari­o unico di Expo 2015
 ?? ?? Bergamo
Giorgio Gori, 62 anni , giornalist­a e produttore televisivo, è stato eletto sindaco di Bergamo il 10 giugno 2014 a capo di una giunta di centrosini­stra. Nel 2019 è stato confermato primo cittadino Gori è stato il fondatore della casa di produzione televisiva Magnolia e ha ricoperto i ruoli di direttore di Canale 5 e Italia 1
Bergamo Giorgio Gori, 62 anni , giornalist­a e produttore televisivo, è stato eletto sindaco di Bergamo il 10 giugno 2014 a capo di una giunta di centrosini­stra. Nel 2019 è stato confermato primo cittadino Gori è stato il fondatore della casa di produzione televisiva Magnolia e ha ricoperto i ruoli di direttore di Canale 5 e Italia 1
 ?? ?? Firenze
Dario Nardella, 46 anni, è sindaco di Firenze, ora al secondo mandato, dal 3 giugno del 2014. È stato deputato alla Camera per il Partito Democratic­o dal 2013 al 2014, fino all’elezione a primo cittadino prendendo il posto di Matteo Renzi. Ricopre il ruolo di presidente di Eurocities dal 2020
Firenze Dario Nardella, 46 anni, è sindaco di Firenze, ora al secondo mandato, dal 3 giugno del 2014. È stato deputato alla Camera per il Partito Democratic­o dal 2013 al 2014, fino all’elezione a primo cittadino prendendo il posto di Matteo Renzi. Ricopre il ruolo di presidente di Eurocities dal 2020
 ?? ?? Venezia
Luigi Brugnaro, 60 anni, imprendito­re e dirigente sportivo, è primo cittadino di Venezia dal 16 giugno 2015 e della città metropolit­ana dal 31 agosto 2015. Nel 2020 viene rieletto sindaco al primo turno e nel maggio del 2021 fonda, insieme a Giovanni Toti, il partito centrista Coraggio Italia, di cui è tuttora presidente
Venezia Luigi Brugnaro, 60 anni, imprendito­re e dirigente sportivo, è primo cittadino di Venezia dal 16 giugno 2015 e della città metropolit­ana dal 31 agosto 2015. Nel 2020 viene rieletto sindaco al primo turno e nel maggio del 2021 fonda, insieme a Giovanni Toti, il partito centrista Coraggio Italia, di cui è tuttora presidente

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