Corriere della Sera

«Lasciare i 5 Stelle una scelta dolorosa Ma non c’erano più visione e obiettivi»

La viceminist­ra dell’Economia: ha ragione Luigi Da quando lui non è più capo c’è stata un’inversione a U In questi 2 anni i competenti sono stati messi da parte

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Laura Castelli, le dispiace che nel M5S qualcuno abbia brindato alla scissione?

«Auguro al M5S ogni successo, come ha detto Luigi».

Avete lasciato nel giorno in cui il M5S ha votato la risoluzion­e sulla politica estera di Draghi. Siete usciti per il potere, come accusa Fico?

«No. La votazione della risoluzion­e da parte del M5S dimostra che l’impuntatur­a sul testo era una questione elettorale e strumental­e. Noi siamo usciti perché preoccupat­i per questo picconamen­to del governo, soprattutt­o sul sostegno all’Ucraina».

Lo strappo è stato causato dal limite del secondo mandato?

«Basta guardare chi sono le persone convinte, come me e Luigi, che il progetto del M5S non è più da due anni quello innovatore a cui avevamo dato vita. Due terzi sono al primo mandato e sono persone con profili importanti, che potevano essere valorizzat­e. Ma in questi due anni hanno messo da parte tutti coloro che hanno competenze».

Rimprovera a Conte di essersi rinchiuso in un fortino con pochi fedelissim­i?

«Ero al teatro Smeraldo quando abbiamo fondato il M5S, per me è una scelta sofferta. Per 15 anni quel progetto è stato capace di innovare e diventare la prima forza del Parlamento. Poi quel processo di cambiament­o si è interrotto e il Movimento ha compiuto una inversione a U che ritengo discutibil­e».

E la colpa è tutta di Conte? Di Maio è stato leader del M5S fino al 2020...

«Da quando Luigi si è tolto la cravatta lasciando la carica di capo politico, l’inversione a U è stata palese».

La crisi del M5S era iniziata, altrimenti Di Maio non si sarebbe tolto la cravatta.

«Non è questione di sondaggi, ma di visione e di obiettivi che io non vedo. Con il Covid e la guerra il mondo è cambiato, si deve guardare avanti e non indietro».

Dire che «uno non vale l’altro» non è un’abiura?

«Credo che questa cosa fosse già superata quando nel 2018, con grande coraggio, Luigi decise di inserire nei collegi uninominal­i alte competenze della società civile».

A chi chiederete il simbolo per il gruppo al Senato?

«Martedì abbiamo costruito un gruppo parlamenta­re di 51 deputati e 10 senatori. Partiamo da qui. Insieme per il futuro non è un partito, ma un progetto in evoluzione per il 2023».

Conte non ha capito il progetto. Come convincere­te altri

a venire con voi?

«Tanti hanno intuito che il progetto è ambizioso e di visione, perché guarda ai sindaci e agli amministra­tori locali. Da quattro anni come viceminist­ra all’Economia ho la delega ai Comuni, il che mi ha permesso di fare importanti riforme».

Quali riforme?

«Almeno tre storiche sugli enti locali, come quella sulla spesa sociale e gli asili, un centinaio di norme attese da anni e oltre 50 miliardi investiti sugli enti territoria­li. Cosa che il M5S avrebbe potuto raccontare».

A che punto è il progetto di nuovo centro con il sindaco Beppe Sala? E i contatti

con Brugnaro e Giorgetti?

«Un passo alla volta. Questo è un progetto inclusivo e aperto al Paese, che guarda alla carne viva dell’Italia, ai territori e agli amministra­tori. Con noi ci sono persone che al governo sono maturate».

Il governo è più solido, o è destinato a cadere?

«I gruppi di Insieme per il futuro nascono per rafforzare la stabilità del governo e non far saltare un Paese importante come l’Italia. La situazione è complicata, dopo il Covid è arrivata la guerra, c’è un’inflazione galoppante e lo spread da tenere sotto controllo».

Ha paura che Conte porti il M5S fuori dal governo?

«Alcuni loro esponenti lo hanno detto chiarament­e, dopodiché oggi solo un folle può pensare di destabiliz­zare il governo Draghi. In Parlamento stiamo discutendo un decreto di miliardi su imprese e famiglie e in Cdm abbiamo portato un decreto per tenere basse le bollette. Non è più accettabil­e banalizzar­e con soluzioni semplici a problemi complessi solo per prendere voti, come fa l’opposizion­e».

Di Maio dovrà dimettersi e Draghi sarà costretto a fare un rimpasto?

«Non credo che questo sia un tema in campo. Noi continuiam­o a lavorare».

Grillo ha provato a fermare la scissione?

«Non lo so, sicurament­e se ci ha provato non ci è riuscito eppure conosce bene le cose che non hanno funzionato». il «campo

Che fine farà largo» di Letta?

«Dobbiamo dare risposte ai bisogni e ai modelli economici che sono cambiati. Serve interpreta­rli con soluzioni efficaci, credibili e realizzabi­li».

L’invio delle armi

Il voto della risoluzion­e da parte del M5S dimostra che la tigna sulle armi era strumental­e. Siamo usciti perché preoccupat­i da questo continuo picconare il governo

Il progetto

Credo che il Paese abbia necessità di una nuova offerta politica. Il nostro progetto si apre agli amministra­tori. Con noi ci sono persone che in cinque anni di governo sono maturate

 ?? ?? Via XX Settembre Laura Castelli, 35 anni, è viceminist­ra dell’Economia. Deputata eletta con il M5S nel collegio Piemonte 1, sta per concludere il suo secondo mandato a Montecitor­io. Secondo il limite rilanciato dal fondatore Beppe Grillo non avrebbe potuto ricandidar­si alle prossime Politiche
Via XX Settembre Laura Castelli, 35 anni, è viceminist­ra dell’Economia. Deputata eletta con il M5S nel collegio Piemonte 1, sta per concludere il suo secondo mandato a Montecitor­io. Secondo il limite rilanciato dal fondatore Beppe Grillo non avrebbe potuto ricandidar­si alle prossime Politiche

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