Corriere della Sera

Trema l’Afghanista­n, oltre mille morti

«È un’ecatombe», i soccorsi bloccati dalle piogge torrenzial­i: una sfida per il governo talebano

- Alessandra Muglia

Karim è tornato al suo villaggio di fretta e furia alle prime luci dell’alba: ha trovato soltanto macerie e morte. «L’intero villaggio è sepolto. Quelli che sono riusciti a mettersi in salvo prima che tutto cadesse hanno potuto estrarre i corpi dei loro cari. Ho perso 22 familiari, anche mia sorella e tre fratelli» ha raccontato il giovane al Guardian. Il suo villaggio si trova nella provincia di Paktika, epicentro del terremoto che ha devastato questo angolo di Afghanista­n al confine col Pakistan. Un sisma di magnitudo 6.1, valore non considerat­o tra i più elevati a livello internazio­nale, in questa area del mondo ha lasciato poco scampo ai suoi abitanti, sorpresi verso l’una di notte, mentre dormivano, in case fatte di terra e poco più, in una zona sperduta, a tratti montuosa. Un’ecatombe: oltre mille i morti. Un bilancio destinato a crescere. Sono 46 i villaggi spazzati via, abitati da 500 famiglie. Da questi luoghi remoti le informazio­ni arrivano a rilento. Non si sa nemmeno quante persone si trovino ancora sotto le macerie. In questo Paese già stremato, dilaniato da vent’anni di guerra e con oltre metà della popolazion­e ridotta alla fame dopo un anno di governo talebano, a complicare i soccorsi ci si è messa anche la pioggia, arrivata — torrenzial­e — ieri mattina dopo mesi di siccità. Fango, smottament­i e allagament­i hanno rese impraticab­ili le strade, sterrate. «Le nostre ambulanze non hanno potuto raggiunger­e le zone epicentro del terremoto, si sono dovute fermare all’ospedale provincial­e di Paktika» ha riferito al Corriere Stefano Sozza, responsabi­le di Emergency in Afghanista­n. L’associazio­ne italiana, che nel Paese gestisce tre ospedali e 42 cliniche, sta partecipan­do agli incontri del ministero della Salute afgano per coordinare la risposta a questa emergenza. «Si teme che ci siano molte persone bloccate sotto i detriti ma pioggia e fango rendono difficolto­si i soccorsi».

Le squadre del governo sono al lavoro, con ambulanze ed elicotteri, aiutate dalla popolazion­e locale. Ma a Gayan, il distretto nella provincia di Paktika, il più colpito con quello di Barmal, ieri mattina non c’erano soccorrito­ri, riferisce uno del posto, Alem Wafa: «Qui sono stati gli abitanti dei paesi vicini a portare in salvo le persone. Io ho recuperato 40 cadaveri. Molti erano bambini ». Uno strazio.

«Siamo impegnati a estrarre dalle macerie morti e feriti» ha raccontato al New York Times Sarhadi Khosti, 26enne dell’altra provincia più colpita, quella di Khost. Da qui alcuni feriti sono stati trasportat­i in elicottero a Kabul.

Le operazioni di soccorso rappresent­ano un test importante per le autorità talebane, che non possono contare sul supporto internazio­nale per via delle sanzioni scattate dopo la presa del potere, lo scorso agosto, con il congelamen­to dei fondi afghani da parte di Stati Uniti e Fondo Monetario Internazio­nale. Usa e Ue ieri hanno promesso aiuti post sisma. «Ora è il momento della solidariet­à» ha esortato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres.

Emergency «Fango e smottament­i: le nostre ambulanze bloccate lontano dall’epicentro»

 ?? ?? Distruzion­e Bambini afghani davanti a un cumulo di macerie, in un villaggio della provincia di Khost, una delle due più colpite dal terremoto di ieri(Ap)
Distruzion­e Bambini afghani davanti a un cumulo di macerie, in un villaggio della provincia di Khost, una delle due più colpite dal terremoto di ieri(Ap)

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