Corriere della Sera

Macron lancia l’appello in tv «Si trovi una maggioranz­a, unità nazionale impossibil­e»

Il presidente elogia il compromess­o e dà ai partiti qualche giorno per riflettere

- Dal nostro corrispond­ente Stefano Montefiori

«Penso che sia possibile trovare una maggioranz­a più larga e chiara per agire», dice fiducioso Emmanuel Macron. Tre giorni dopo la batosta elettorale che lo ha lasciato senza maggioranz­a assoluta all’Assemblea nazionale, il presidente francese ha rotto il silenzio e ieri sera si è rivolto ai connaziona­li, all’inizio del telegiorna­le delle 20.

Macron si è mostrato sereno e come sempre sicuro di sé, quasi divertito dalla sfida di «imparare collettiva­mente a governare e legiferare in modo diverso, visto che nessuna forza politica oggi è in grado di fare le leggi da sola».

Macron non ha pronunciat­o la parola sconfitta, e neanche il nome della prima ministra Elisabeth Borne, nominata appena un mese fa e già traballant­e. Con la maestria comunicati­va che gli è propria, e che i detrattori consideran­o arroganza, il presidente ha dato l’impression­e di non subire la situazione ma anzi di considerar­la un’opportunit­à interessan­te, coerente con il suo impegno: «Sin dal primo giorno ho cercato di superare le barriere politiche», ha detto Macron, alludendo al suo essersi presentato nel 2017 come «di destra e di sinistra».

Una settimana fa il presidente chiedeva ai francesi «una maggioranz­a solida» per evitare il caos. I francesi non gliel’hanno concessa, ma lui fa buon viso a cattivo gioco e adesso elogia il «compromess­o, in totale trasparenz­a, in una volontà di unione e d’azione per la nazione che riguarda tutte le forze politiche».

Nella pratica, bocciato un governo di unità nazionale — «che i leader di partito hanno escluso e che anche a me pare inopportun­o» — restano due strade: un’alleanza stabile di governo con un altro partito, o maggioranz­e variabili, caso per caso.

«La mia responsabi­lità è di allargare la maggioranz­a, sia stipulando un contratto di coalizione sia costruendo maggioranz­e testo per testo», ha detto Macron.

Oggi il presidente sarà a Bruxelles per il consiglio Ue e poi parteciper­à ai vertici G7 e Nato. «Al mio ritorno, spetterà ai gruppi politici di dire fino a che punto sono pronti ad arrivare, in totale trasparenz­a». Un modo per rilanciare la palla nel campo degli avversari: io sono pronto al compromess­o, e voi? Vi lascio qualche giorno di tempo per riflettere, al mio ritorno mi aspetto una risposta.

In realtà qualche risposta importante il presidente l’ha già ricevuta nelle prime ore dopo il voto, quando Christian Jacob, segretario del partito della destra gollista Les Républicai­ns, ha subito chiarito di non essere interessat­o a entrare nella maggioranz­a «perché noi non facciamo la ruota di scorta di nessuno». Ma i 64 seggi dei Républicai­ns sarebbero perfetti — alla coalizione di Macron ne mancano 44 —, ed è possibile che nei prossimi giorni i gollisti si mostrino più aperti.

Macron ha poi ricordato che presto il governo sottoporrà alla nuova Assemblea nazionale le sue proposte sulla difesa del potere d’acquisto, minacciato dall’inflazione e dai prezzi dell’energia: un invito a mettere da parte l’intransige­nza, per il bene dei cittadini.

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 ?? (Ludovic Marin) ?? Discorso Emmanuel Macron nel suo discorso di ieri, le prime parole in pubblico dopo che il suo partito alle elezioni di domenica ha perso la maggioranz­a assoluta nel Parlamento francese
(Ludovic Marin) Discorso Emmanuel Macron nel suo discorso di ieri, le prime parole in pubblico dopo che il suo partito alle elezioni di domenica ha perso la maggioranz­a assoluta nel Parlamento francese
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Opposti Édouard Philippe, di Ensemble!, e Adrien Quatennens, di la France Insoumise

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