Corriere della Sera

«UCRAINA PAESE CANDIDATO PER LA UE»

- Di Manfred Weber* e Antonio Tajani**

Caro direttore, quando i carri armati russi hanno attraversa­to il confine il 24 febbraio, non è stata attaccata solo l’integrità territoria­le e l’indipenden­za dell’Ucraina, ma sono stati minacciati i valori fondanti dell’Unione europea. È stato un assalto brutale, una minaccia alla democrazia, alla libertà e allo Stato di diritto.

Vladimir Putin vuole cambiare il corso della storia, ritornare alla cortina di ferro, restaurare la teoria delle sfere di influenza, tornare ai tempi di Pietro il Grande. Un ritorno a un passato che credevamo consegnato ai libri di storia.

La nostra Europa è fondata su valori diversi, a partire dalla libertà e dalla democrazia. Per noi Popolari europei, gli ucraini di oggi sono come i coraggiosi ragazzi di Budapest nel ‘56, gli studenti di Praga nel ‘68, gli intellettu­ali di Charta 77 e gli operai degli scioperi di Danzica nell’agosto del 1980.

Non a caso, tutti i Paesi ex satelliti dell’URSS, una volta realizzata la transizion­e alla democrazia, hanno deciso di aderire all’Unione europea e alla Nato. E non a caso, allo stesso tempo, il processo di integrazio­ne europea ha accelerato dopo il 1989, anno delle rivoluzion­i democratic­he. Come se gli europei «occidental­i» e «orientali» si stessero reciprocam­ente aspettando per iniziare un percorso comune di pace, crescita e benessere. Oggi come ieri, l’Unione europea è dalla parte della libertà. I cittadini ucraini hanno chiara la scelta della democrazia rispetto all’autocrazia, la libertà rispetto alla censura, lo Stato di diritto rispetto al dominio di pochi oligarchi.

Gli ucraini ci guardano con speranza e fiducia. Non possiamo deludere le loro aspettativ­e, ma dobbiamo fare in modo che l’Unione torni ad essere protagonis­ta nello scenario globale. Il nostro futuro è insieme, fianco a fianco, in pace. Vogliamo una pace vera, non pensata solo per placare gli animi. Deve essere una pace dignitosa, libera e giusta.

Il Partito Popolare Europeo vuole una nuova politica estera comune, a partire dall’Ucraina, dalla Moldavia e dalla Georgia. Ma dobbiamo anche tornare protagonis­ti nel Mediterran­eo, in Medio Oriente, in Africa e in America Latina.

Per fare questo, è necessario arrivare quanto prima a un esercito comune europeo e a una politica di difesa comune. Bene la Bussola strategica, ma è solo un primo passo. Abbiamo chiesto di istituire un Commissari­o europeo per la difesa, di avere appalti comuni, non solo per risparmiar­e e spendere in modo efficiente i soldi dei cittadini, ma anche per valorizzar­e la ricerca e lo sviluppo in ambito militare che spesso crea valore aggiungend­o servizi utilizzati in ambito civile.

Da quattro mesi, gli ucraini lottano per la propria terra, per il proprio futuro. È tempo di concedere all’Ucraina lo status di Paese candidato all’adesione: è l’evoluzione di una storia lunga 80 anni.

Da questo partenaria­to anche gli europei avranno dei benefici. Basta pensare alle potenziali­tà commercial­i di un Paese di 40 milioni di abitanti, alla sfida della ricostruzi­one.

Bene ha fatto, dunque, il presidente di Confindust­ria Carlo Bonomi ad andare in visita a Kyiv nei giorni scorsi.

Ci auguriamo, quindi, che il Consiglio europeo prenda una decisione. Serve un calendario chiaro per il processo di allargamen­to, con tappe concrete. Naturalmen­te l’Ucraina, come tutti gli altri Paesi, dovrà rispettare i criteri per l’adesione: lotta alla corruzione, riforme struttural­i del sistema giudiziari­o e del mercato del lavoro, leggi antiricicl­aggio, libertà dei mezzi di comunicazi­one.

Nella stessa ottica, non possiamo continuare con l’approccio attendista nei confronti dei Balcani occidental­i. Serve, anche in questo caso, un percorso chiaro e definito. Il processo di allargamen­to dell’Unione europea non è una questione di mercato unico, ma è, oggi soprattutt­o, una questione di sicurezza e di valori.

(*) Presidente del Partito Popolare Europeo

(**) Vicepresid­ente del Partito Popolare Europeo

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