Energia sonora e scene eleganti per Ciajkovskij
Una strana caratteristica di Evgenij Onegin di Ciajkovskij è che mentre tratta il tema sentimentale (da Puškin) con rara delicatezza e senso della sfumatura, impone un suono di marcata consistenza e profondità. Altrimenti, lo slancio, l’impeto romantico che pervade il tutto si sfarina in vago sentimentalismo. Fabio Luisi lo sa bene e nell’edizione in scena al San Carlo di Napoli, produce un’ottima lettura, solidissima tecnicamente e tesa appunto a valorizzare l’energia sonora e un passo drammatico incalzante. I cantanti lo seguono, producendo anche ideali segmenti di nudo declamato (fatto salvo il lirismo); l’orchestra pure ma con risultati che sarebbero migliori se fosse più abituata a produrre un suono meno limpido, mediterraneo. Sembra mancare un po’ di peso agli archi, e proprio nei passi più lirici. Si ascolta in ogni caso una convincente esecuzione, alla quale i cantanti offrono un contributo naturale, stilisticamente ineccepibile. Sono Elena Stikhina (7,5), Nino Surguladze (7,5), Michael Fabiano (8) e il protagonista Artur Rucinski (8).
La messinscena di Barrie Kosky è elegante. Gran parte dell’azione si svolge nel parco della tenuta dei Larin, abitata da un’umanità tratteggiata in perfetto stile Biedermeier, che del resto fu corrente pittorica dominante nell’epoca (1820) in cui si immagina avvenire l’azione. La recitazione è accurata, fortunatamente priva di accenti caricati. Il Coro del San Carlo fatica non poco, anche a causa della lingua. Ma si notano passi in avanti rispetto a qualche tempo fa.
Molti applausi.
Evgenij Onegin
Regia Barrie Kosky; direttore Fabio Luisi ●●●●●●●●●● 7,5