Le puntate firmate di «Techetechete’» e l’effetto juke box
L’estate di Rai1 coincide con Techetechete’. Ne ho parlato più volte, perché questo appuntamento giornaliero è diventato col tempo l’altra faccia di Blob, una ricerca ideale di armonia contro l’esibizione della disarmonia, dell’incongruo, del disturbo televisivo.
Possiamo appellarci alla professionalità, alla bravura degli interpreti, al passato che ritorna in forme nuove (col tempo siamo cambiati e il nostro occhio cambia ciò che guardiamo), sta di fatto che il «bello» di Techetechete’ è che vive sull’intrattenimento, sulla distrazione. Sono passati quasi settant’anni dalla nascita della Rai e se non ci fosse Rai Storia potremmo tranquillamente pensare che l’intrattenimento sia stato il solo, vero pilastro del servizio pubblico.
Da quando poi le puntate del programma sono firmate da singoli autori (non sono più le Teche che «parlano», non viene più riproposta l’autorialità collettiva della Rai), tutto è diventato più prevedibile. L’altra sera, per esempio, la trasmissione era dedicata all’estate e funzionava così: un tormentone estivo (da E la chiamano estate di Bruno Martino a Un’estate al mare di Giuni Russo, da Nel sole di Al Bano a Rimini di De André, da Il peperone di Edoardo Vianello a Summer on a Solitary Beach di Battiato) veniva intervallato da una scenetta comica di tema estivo: Corrado, Mondaini, Max Giusti, Brignano, Gianfranco D’Angelo, Monica Vitti... La parte più interessante era costituita dai pochi spezzoni di vecchie inchieste degli anni Sessanta che riportavano opinioni di lavoratori stagionali e vecchie Topolino che accompagnavano bagnanti al mare.
La firma ha creato l’effetto juke box, anzi l’effetto Cinebox o Scopitone (i juke box che proiettavano le prime videoclip) che abbiamo conosciuto grazie a Michele Bovi. Ma oggi, se devo servirmi di compilation, ci sono piattaforme maggiormente attrezzate.