«Il rialzo non si esaurirà in fretta Il rischio? Frenata dell’economia»
Reichlin: rallentamento della corsa dei prezzi nel 2023 ma il costo sociale sarà elevato
«Quella che stiamo attraversando è probabilmente la crisi economica, geopolitica e sociale più complessa e più grave cui mi sia capitato di assistere nel corso della mia vita». Non usa mezzi termini nel tratteggiare le difficoltà del momento Lucrezia Reichlin, economista (è stata direttrice della Ricerca alla Bce durante il mandato di JeanClaude Trichet) e accademica che ha insegnato in alcune delle più prestigiose università europee, dall’Université Libre di Bruxelles alla London Business School.
A giugno l’inflazione ha raggiunto un picco dell’8,6% nell’Eurozona e dell’8% in Italia. Quanto a lungo durerà un fenomeno così consistente?
«Prima di rispondere a questa domanda occorre osservare che sebbene la tendenza al rialzo dei prezzi sia un fenomeno globale, il tasso di inflazione non è il medesimo in tutti i Paesi. Ad esempio in Giappone siamo di poco al di sopra del 2,4% annuo, in Cina a circa il 2,2%. L’inflazione elevata interessa principalmente gli Stati Uniti, l’Europa e alcuni Paesi emergenti come il Brasile e la Turchia ma per ragioni specifiche».
C’è stata una sottovalutazione del riaccendersi della corsa dei prezzi da parte delle Banche centrali?
«Forse inizialmente c’è stato un ritardo nella risposta, soprattutto da parte della Fed negli Stati Uniti. Ma dobbiamo ricordare che ancora a dicembre 2021 le aspettative di inflazione di medio-lungo periodo in Europa erano inferiori al 2%».
Quindi il fenomeno è esploso all’improvviso...
«In parte sì, e nel momento in cui l’economia globale stava uscendo dall’emergenza del Covid, la guerra di aggressione della Russia all’Ucraina ha scatenato, accentuandole, le dinamiche di crescita dei prezzi delle materie prime e in particolare dell’energia che sono la causa principale dei rincari dei prezzi di tutti gli altri beni».
Se la guerra russo-ucraina terminasse entro l’anno, dunque, l’inflazione potrebbe scendere...
«Non sono così ottimista. Temo che il conflitto si protrarrà nel tempo e i problemi legati alla filiera dell’energia si manterranno a lungo. La risposta non può essere quella di riaccendere le centrali a carbone perché è necessario che i governi tengano la barra dritta sulla transizione energetica e sulla decarbonizzazione».
Tra le componenti principali dell’inflazione attuale c’è il rincaro dei prodotti alimentari. Quanta parte dell’aumento dei prezzi è dovuta alla siccità?
«Questo è un ulteriore problema, di lungo periodo, che ci fa capire quanto sia essenziale mantenere salde le politiche energetiche volte alla riduzione delle emissioni di carbonio. Stiamo sperimentando che cosa significa concretamente il cambiamento climatico».
Di fronte a tendenze di lungo periodo difficili da contrastare che cosa possono fare le Banche centrali?
«Il ruolo delle Banche centrali in questa fase è importante ma visto che l’inflazione è originata soprattutto sul lato dell’offerta la politica monetaria ha un effetto limitato».
Sta dicendo che non serve aumentare i tassi di interesse?
«No, è essenziale che le Banche centrali agiscano subito e con tempestività per contrastare la crescita delle aspettative di inflazione di medio e di lungo periodo. Un ritardo nel decidere una politica monetaria più restrittiva oggi potrebbe richiedere in futuro aumenti dei tassi ancora più consistenti».
L’aumento dei tassi avrà un effetto recessivo...
«E questo è il conto, molto salato, che dobbiamo pagare alla lotta all’inflazione. Penso che grazie al rallentamento dell’economia, preferisco non parlare di recessione, nel 2023 avremo un tasso di aumento dei prezzi più basso rispetto a quello attuale. Quindi al costo di una frenata dell’economia, questa fase di inflazione così elevata potrà concludersi o rallentare già
Un ritardo nel decidere una politica monetaria più restrittiva potrebbe richiedere in futuro aumenti dei tassi ancora più consistenti
Diventa compito dei governi alleviare le difficoltà soprattutto per quelle frange della popolazione più esposte ai rincari dei beni essenziali
dal secondo semestre del 2022 e dal 2023».
Questo avverrà con costi sociali altissimi...
«Certamente. E diventa compito dei governi alleviare le difficoltà soprattutto per quelle frange della popolazione più esposte ai rincari dei beni essenziali. Non tanto fissando dei limiti agli aumenti dei prezzi, che non sono molto efficaci, quanto con integrazioni dirette al reddito delle persone che ne hanno maggiore necessità».
La fissazione di un tetto ai prezzi del gas, come proposto dal presidente Draghi, può essere d’aiuto?
«Si tratta di una misura volta a colpire soprattutto la Russia e i cui dettagli sono molto complicati da disegnare e da mettere in pratica. E comunque, anche se giustificata, potrebbe implicare un razionamento delle quantità di gas».
È inevitabile un aumento della spesa pubblica?
«Sì, inoltre la situazione dei Paesi più fragili sul piano del debito è particolarmente delicata e dovranno essere trovate delle soluzioni che permettano di contenere i deficit pubblici e l’aumento degli spread sui rendimenti dei bond dei Paesi più indebitati».