Corriere della Sera

Ucraini a caccia di spie: preso l’ex Kgb che ha tradito Yavoriv

- Di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

Le spie non smettono mai, difficile che vadano in pensione. Alcuni si ritirano, ma conservano certe «abitudini». Altri sono pronti a rimettersi in gioco, dipende dalle situazioni. Forse è questa la storia di un ex agente arrestato dagli ucraini e accusato di complicità in un attacco pesante. Settanta anni, un passato nel Kgb russo, l’uomo è nato ed è residente a Leopoli, nella parte occidental­e del Paese. In base alle indagini avrebbe avuto un ruolo importante nel bombardame­nto sul centro di coordiname­nto di Yavoriv del 13 marzo: quel giorno i missili distrusser­o la caserma dove erano ospitati soldati e volontari arrivati dall’estero.

Fu un colpo duro, dal bilancio grave: le vittime ufficiali sono 61, ma per Mosca sarebbero 180. Tra loro molti stranieri: olandesi, tedeschi, americani unitisi alla Legione Internazio­nale formata dopo l’invasione. Elementi ospitati in questa base, subito identifica­ta dagli informator­i di Mosca che, senza perdere tempo, ha sparato con armi a lungo raggio.

Le indagini del controspio­naggio Sbu sostengono che la talpa — un veterano rimasto legato alla casa madre — non solo ha fornito le indicazion­i sulla presenza dei bersagli, ma anche reso più preciso il tiro. Un compito svolto con l’aiuto di un complice al quale ha passato le informazio­ni usando una chat «nascosta» su Telegram. Un metodo più comodo rispetto ai vecchi sistemi, quando si usavano un foglietto scritto a mano, una foto, microfilm scambiati durante un incontro fugace.

Gli eredi del Kgb affiancano tradizione e modernità: ricorrono alle sempre efficaci radio ad onde corte — per ricevere disposizio­ni — e puntano sull’infiltrazi­one a lungo termine. In questo, il teatro ucraino è favorevole: la Russia ha investito denaro, dedicato risorse, contato sulle simpatie.

Negli ultimi giorni, però, i servizi di sicurezza hanno annunciato l’incriminaz­ione del deputato Andriy Derkach, reclutato nel 2016 e incaricato dal Gru russo di aprire società di copertura in tutto il Paese, un network mirato ad agevolare un’eventuale «presa» dell’intero territorio. Aveva ricevuto somme importanti dai committent­i di Mosca, probabilme­nte era parte di uno dei progetti autorizzat­i dal Cremlino nei mesi precedenti all’invasione, piani però finiti male perché il network non ha arruolato le persone «giuste», oppure quelle scelte hanno fallito.

A Kiev sapevano dei pericoli e hanno affidato a un’unità speciale il compito di scovare la quinta colonna: le fonti ufficiali parlano di centinaia di collaboraz­ionisti finiti in manette. Fra questi ci sarebbero anche quattro agenti del Gru residenti nella capitale ucraina, da dove monitorava­no le posizioni delle forze armate, raccogliev­ano dati sui militari, geolocaliz­zavano gli obiettivi strategici, cercavano di convincere i locali a cambiare bandiera e sostenere la Russia: il gruppo era stato attivato all’inizio del conflitto, il loro arresto è stato comunicato ieri dai servizi di sicurezza.

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