Libia, rabbia e scontri A Tobruk assalto al Parlamento
Proteste per la crisi anche a Tripoli
La Libia torna nel caos violento della guerra civile. La mancanza di un solido governo centrale riconosciuto e le conseguenze della crisi ucraina alimentano le tensioni. Ieri sera gruppi di manifestanti hanno assaltato la sede del parlamento di Tobruk. Scontri violenti sono registrati anche a Misurata e Bengasi. Testimoni segnalano barricate in fiamme attorno all’edificio del parlamento di Tobruk, gruppi di manifestanti pare siano riusciti ad entrare, prima di essere scacciati da miliziani armati. Anche a Tripoli si sono svolte manifestazioni in Piazza dei Martiri: giovani arrivati dalle periferie hanno chiesto il ripristino dell’elettricità e la tenuta di elezioni il prima possibile.
La causa immediata della rabbia è il netto deterioramento delle condizioni di vita determinato dall’incapacità di trovare l’accordo tra il governo di Fathi Bishaga in Cirenaica e quello di Abdelhamid Dbaibah a Tripoli. Nella stessa capitale i tagli alla corrente elettrica sono cronici e la mancanza di carburante costringe gli automobilisti a lunghe ore di attesa ai distributori. I servizi essenziali sono ridotti al lumicino. La crisi politica, esplosa dopo il fallimento del progetto di elezioni il 24 dicembre, è alimentata anche dal tentativo russo di destabilizzare il Paese per paralizzare l’export di greggio e gas verso i Paesi europei, in primis Italia e Francia. Due giorni fa Tripolitania e Cirenaica hanno tentato di trovare un’intesa per organizzare il processo elettorale nei colloqui di Ginevra mediati dall’Onu. Il fallimento sottolinea la gravità dell’impasse. Le milizie estremiste tornano a cavalcare l’onda lunga del malcontento popolare.