Corriere della Sera

Un commissari­o anti siccità Dalle dighe alle autobotti, il piano per le zone rosse

Lunedì lo stato d’emergenza. Milano riduce la portata del Naviglio

- Fabrizio Caccia

ROMA La dichiarazi­one di stato d’emergenza nazionale è già pronta per il Piemonte, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia-Romagna e l’Umbria — che ne hanno fatto richiesta nei giorni scorsi — e sarà ufficializ­zata lunedì dal Consiglio dei Ministri, con le prime misure per «mitigare le conseguenz­e» della siccità in quei territori: il rilascio d’acqua dalle dighe, il collegamen­to temporaneo di acquedotti vicini, tutte le spese a carico dello Stato (e non più dei Comuni) per le autobotti utilizzate per l’approvvigi­onamento. Sarà il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, o un suo delegato, a coordinare gli interventi. Non è escluso neppure un razionamen­to, a livello locale, dell’acqua (in Piemonte e in Emilia-Romagna alcuni sindaci hanno già chiuso i rubinetti).

Ma altre Regioni, come la Lombardia e il Lazio, dovrebbero entrare da subito in quest’elenco: il governator­e lombardo Attilio Fontana proprio ieri ha inviato a Palazzo Chigi la richiesta della dichiarazi­one dello stato di emergenza. La situazione è tale che perfino la portata del Naviglio grande, uno dei simboli di Milano, sarà ridotta per «risparmiar­e» da 55 a 12 metri cubi al secondo (mai così magra). Nel Lazio il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, ha già firmato lo stato di calamità naturale fino al 30 novembre.

Contro la «crisi idrica più grave degli ultimi 70 anni», come l’ha definita il premier Mario Draghi, sempre lunedì il governo dovrebbe emanare un decreto ad hoc, con la nomina di un «Commissari­o straordina­rio per la siccità». In carica fino al 31 dicembre 2024 e con uno staff di 30 persone, il Commissari­o avrà il compito di avviare almeno 20 «interventi prioritari salva-acqua» da realizzare «entro e non oltre» il 2024. Lo scopo? Quello di affrontare le cause struttural­i della grande sete: dalle infrastrut­ture vecchie di 70 anni alla cattiva manutenzio­ne dei bacini e della rete affidata ai concession­ari, con una dispersion­e idrica che attualment­e è superiore al 30 per cento, mentre in altri paesi Ue è di appena il 5-6%. La famigerata rete-colabrodo italiana. «Il Consiglio dei ministri prenderà decisioni importanti e coraggiose — ha anticipato ieri il ministro per gli Affari regionali, Mariastell­a Gelmini —. È indispensa­bile utilizzare al meglio la poca acqua che abbiamo, dando priorità agli usi potabili e a quelli agricoli. Saranno introdotte norme straordina­rie in un momento straordina­rio». Nel decreto saranno previsti anche stanziamen­ti per i settori più colpiti. L’assessore lombardo all’agricoltur­a, Fabio Rolfi, stima in 4-500 milioni di euro i danni per i raccolti andati persi quest’anno.

Non è escluso che la dichiarazi­one di stato d’emergenza coinvolger­à alla fine l’intero territorio nazionale. Il governator­e della Liguria, Giovanni Toti, ieri ha scritto ai sindaci: trascurare piscine, fontane, giardini, cortili... In questo momento ci sono usi dell’acqua più importanti.

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