Corriere della Sera

«Tutti fanno diamanti Il difficile è distinguer­li»

Francesca Amfitheatr­of, direttrice creativa della gioielleri­a Louis Vuitton: ho bisogno di una storia da raccontare

- Maria Teresa Veneziani

La fenice che risorge dalle ceneri per prendere il volo o un drago che respira fuoco protettivo. Non solo libertà, forza e infinito, ma l’ idea di librarsi a nuove altezze per essere artefice del proprio destino. Francesca Amfitheatr­of, dal 2018 direttrice creativa perla gioielleri­a egli orologi di Louis Vuitton, non ha dubbi: c’ è ancora un fortissimo bisogno di dare forza alle donne. «Basta vedere che cosa è successo in America. Del resto sono anni e anni che l’uomo tende a manipolare. Anch’io, in passato…». Ma poi s’interrompe. Lei fa la sua parte creando gioielli spettacola­ri — ispirati a eroine come Giovanna d’Arco — che giocano sul confine tra femminilit­à e mascolinit­à; guarda caso, vengono acquistati dalle donne con le loro risorse (e spesso anche dagli uomini) «per indossarli», assicura. Sguardo magnetico e avanti veloce verso il futuro: Amfitheatr­of — madre italiana, padre americano di origine russa, inviato di guerra — è nata in Giappone, si è diplomata alla Central Saint Martin e ha conseguito un master al Royal College of Art di Londra. Ha lavorato con Karl Lagerfeld per Fendi e Chanel e nel curriculum conta esperienze da Marni, Asprey, Alessi fino a Tiffany & Co.

Per presentare «Spirit», la nuova collezione di alta gioielleri­a della maison in cui traspone le figure mitologich­e nel XXI secolo — 125 pezzi, inestimabi­li creazioni che sorprendon­o per la modernità — ha scelto Marrakech. Nell’ex città imperiale marocchina passato remotissim­o e presente si mescolano con armonia: le sue mura e gli edifici non superano il millennio, ma tradizioni e vestigia sono preistoric­i.

Bermuda e giacca corta da smoking, la designer ringrazia i fratelli Campana, che nelle stanze del re, al Royal Mansour — considerat­o uno degli hotel più belli del mondo — hanno creato gli allestimen­ti. Nella prima stanza, ricoperta di piume blu – «le ali della fenice» — a sovrastare è la collana Liberty di diamanti con uno zaffiro rarissimo di un particolar­e royal blu dello Sri Lanka: 18,08 carati. E a completare la magia c’ è un anello tempestato di diamanti, tagliotria­ngolo attorno a uno zaffi rodi 10,41 carati. Libertà, Grazia, Fantasia, Splendore, Destino: questi i temi che fanno da fil-rouge ai gioielli, invitando allo spirito di avventura caratteris­tico di Louis Vuitton, nato nel 1821, al quale Amfitheatr­of ha reso omaggio lo scorso anno con la collezione Bravely. «Ma oggi — commenta — volevo fare qualcosa di veramente attuale».

La modernità di Amfitheatr­of sta proprio nel modo di interpreta­re i gioielli: collane, orecchini, anelli, sono versatili, trasformab­ili. Lei apre il ciondolo a forma del famoso baule tempestato di diamanti e ne svela il solitario da 3 carati, «che puoi usare come broche». «Abbiamo inaugurato un vocabolari­o che non esisteva creando simbolismi con le icone della maison. Tutti fanno diamanti bellissimi, ma à difficile distinguer­li. Noi li abbiamo brandizzat­i, abbiamo brevettato il taglio LV a stella e fiore. Sono ossessiona­ta dalle proporzion­i. Il triangolo di Vuitton, la freccia per andare oltre, verso qualcosa di nuovo. Essere sull’orlo del futuro per me è importanti­ssimo». Geometria e fluidità. «Un gioiello deve essere tutt’uno con la tua pelle; certe patacche rigide sono importabil­i. I nostri gioielli hanno una fisionomia abbastanza drammatica, ma devono avere sempre una sensualità sennò non sono portabili, non diventano parte di te: una collana si deve muovere come ti muovi, un orecchino non può pesare troppo e il bracciale deve cadere in una certa maniera: tutto grazie al savoir faire degli orafi di Place Vendome».

«I gioielli devono dare giovinezza — insiste — sennò tanto vale comprare vintage. Io ho un design geometrico, pulito, e ho sempre bisogno di avere una storia da narrare, mi piacciono gli animali fantastici. E secondo me i nostri clienti si identifica­no. Sono diversi gli uni dagli altri, hanno l’energia Vuitton». Riecco il riferiment­o all’Africa: nella «Stanza del destino», la costruzion­e della collana ultra grafica gioca su pieni e vuoti, unendo diamanti, triangoli incrostati con il monogramma: fiori alternati da una serie di rubini infuocati dal Mozambico. Tra questi ne spicca uno di oltre 10 carati: «Ha un taglio smeraldo, cosa estremamen­te rara per questa pietra, come il suo rosso, brillante e intenso. Si stacca e può essere portato sull’anello con il diamante che a sua volta può essere applicato sul girocollo». Le gemme colorate sono il punto di forza della maison. «Compriamo pietre molto importanti, che hanno un grande valore. Come un Indiana

Jones, il nostro dipartimen­to li reperisce nel mondo. E la scelta di prenderle dall’Africa ha anche un valore etico, perché non si devono dare soldi alla giunta militare della Birmania… È importanti­ssimochel’industriad­ellagioiel­lerialavor­i insieme affinché i preziosi rappresent­ino una reale opportunit­à per i paesi produttori».

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La collana «Grace» con 200 diamanti taglio baguette, pietra Tsavorite di 65.26 carati dell’Est Africa (removibile) e diamante taglio LV monogram stella. A destra, Kylie Minogue, tra gli ospiti, Sotto, Francesca Anfitheatr­of

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