Corriere della Sera

CITTADINAN­ZA, LA RIFORMA ANDREBBE FATTA ADESSO

- Aldo Cazzullo

Caro Aldo,

i provvedime­nti che nascono da un’idea che prende atto della realtà e si adegua ad essa sono più che legittimi, doverosi. Ed è proprio il caso della cittadinan­za.

Giovanni Tangredi

Con tutti i problemi che in questo momento affliggono gli italiani, quello della cittadinan­za agli stranieri non mi sembra una priorità.

Maria Rosa Ballì

Cari lettori,

La discussion­e sullo «ius scholae» è molto vivace, com’è giusto che sia. Personalme­nte sono favorevole a riconoscer­lo. Ma, a prescinder­e dal merito, c’è una premessa politica da fare. Le regole sulla cittadinan­za sono un tema molto, ma molto importante. Cruciale per l’avvenire degli italiani e del Paese. Pensare che, mentre il governo è sostenuto da un’ampia maggioranz­a che comprende tutti i partiti tranne uno, si crei in Parlamento una maggioranz­a più piccola che vari un provvedime­nto non condiviso mentre il governo va avanti tranquillo, è all’evidenza impossibil­e. A pochi mesi dal voto, la Lega non potrebbe mai accettare di concedere un vantaggio simile all’unica forza di opposizion­e, che oltretutto è la sua rivale nella stessa area elettorale, Fratelli d’Italia.

Questo significa che la riforma è impossibil­e? È vero il contrario. Temi così importanti vanno risolti con maggioranz­e ampie; anche per evitare che il prossimo Parlamento cancelli quello che ha fatto il Parlamento attuale. L’unica soluzione è un compromess­o. Ad esempio, la legge in vigore prevede la cittadinan­za a diciotto anni; la sinistra propone di dare la cittadinan­za al bambino nato in Italia che abbia concluso la scuola elementare; è davvero impossibil­e incontrars­i a metà, e riconoscer­la a chi ha ultimato la scuola dell’obbligo? Non come aspettativ­a (a oggi la cittadinan­za non è immediata, passati i diciotto anni spesso occorre altro tempo) ma come automatism­o? Il figlio di stranieri nato in Italia ha studiato l’italiano, ha appreso alla scuola dell’obbligo i valori e i principi della Costituzio­ne democratic­a e repubblica­na; che senso ha trattarlo diversamen­te dai compagni?

Facile previsione: per la sinistra è troppo poco, per la destra troppo; e il compromess­o non si farà mai.

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