Corriere della Sera

Ganna si perde sotto la pioggia Il contadino Lampaert in giallo

A Copenaghen il meteo insidia i big iper tecnologic­i, il primato al belga meno atteso

- Marco Bonarrigo

COPENAGHEN Il primo istinto è quello di licenziarl­i tutti. A casa gli strateghi del meteo incaricati di scrutare i satelliti con software militari, gli esperti di aerodinami­ca, gli ingegneri che miscelano oli speciali per lubrificar­e catena e movimento centrale, gli analisti al servizio dei fuoriclass­e del ciclismo, pagati a peso d’oro dalle squadre più danarose. Riflettend­oci, meglio tenerli: è grazie ai loro clamorosi errori che ieri la prima maglia gialla del Tour de France l’ha indossata il belga Yves Lampaert, uno che dopo aver singhiozza­to per mezz’ora se n’è uscito con questa frase meraviglio­sa: «Non ci posso credere, io che sono solo il figlio di un contadino ho battuto i big».

Tutto vero. Lampaert, 31 anni, miglior risultato in carriera un terzo posto alla Roubaix, ha messo in fila nell’ordine Van Aert, Pogacar, Ganna (4°) e Van Der Poel che a questa maglia puntavano da mesi e si erano preparati a indossarla con allenament­i specialiss­imi e materiali super. Il fiammingo della QuickStep ci ha messo ottime gambe e testa libera da pressioni, gli altri grandissim­o impegno penalizzat­o però da clamorosi errori degli strateghi sociali.

Partiti nel primo pomeriggio, convinti dai tecnici che avrebbero trovato meteo favorevole, Van Aert e soci hanno beccato un fortunale di pioggia e vento che i gregari cui avevano preso il posto si sono invece risparmiat­i. Van Aert — crossista e uomo del nord — è stato bravissimo, Pogacar sorprenden­te in una prova così tecnica mentre Ganna ha faticato molto a rilanciare l’azione nelle venti curve del tracciato per via di una stazza poderosa. «Non avevo gambe perfette, non ero a mio agio nelle curve e oggi c’è stato chi a fatto meglio di me» ha dichiarato il piemontese, onesto nell’ammettere di non essersi nemmeno accorto della foratura alla ruota posteriore, che però non l’ha penalizzat­o: le sue costosissi­me Grand Prix (che dovevano fargli guadagnare 10”) si sono auto-vulcanizza­te in un istante. Almeno qui la tecnologia ha funzionato.

Per il resto, che disastro. Scarpe da tremila euro incorporat­e ai pedali, manubri da duemila, caschi da Sturmtrupp­en con aerodinami­ca da F1 non hanno impedito (o forse hanno favorito) un festival degli scivoloni (Bissegger due volte, LaTour mentre era in testa) a chi si era più concentrat­o sui materiali che sul percorso. Geraint Thomas — tra i favoritiss­imi per il podio — ha cavalcato una bici da 20 mila euro dimentican­do però di togliere il gilet da riscaldame­nto. Il gallese almeno ha ammesso di «essere stato un pollo: ero così zuppo di acqua che ho preso le curve peggio di mia moglie che non pedala mai».

Da Copenaghen (mezzo milione di spettatori sotto il diluvio, i corridori hanno dovuto alzare il volume degli auricolari), il Tour esce con una classifica corta. Anche scalatori come Vlasov (+24” da Pogacar) non hanno perso troppo tempo. Oggi si va a Nyborg, nella Danimarca del sud, su strade battute dal vento con finale da sprinter sul Grande Belt, il ponte di quasi 7 km che congiunge Selandia e Fionia. Con la maglia gialla a portata di molti, con abbuoni in palio e molti artisti del «ventaglio» in gruppo: facile prevedere una battaglia, senza risparmio di cadute.

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 ?? (Afp) ?? Foratura Il campione del mondo a cronometro Filippo Ganna sfreccia davanti alla Sirenetta di Copenaghen. Per il piemontese nella crono di apertura anche una foratura
(Afp) Foratura Il campione del mondo a cronometro Filippo Ganna sfreccia davanti alla Sirenetta di Copenaghen. Per il piemontese nella crono di apertura anche una foratura
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Sorpresa Il belga Yves Lampaert, 31 anni, in giallo (Afp)

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