Corriere della Sera

La favola felice di Jakobsen lo sprinter che visse due volte «Io miracolato vinco al Tour»

L’olandese dopo la rovinosa caduta del 2020 domina allo sprint

- Marco Bonarrigo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

NYBORG «Questa vittoria è per Kort, il mio osteopata: ha 85 anni ma sa ancora dove mettere le mani. Ha ridato vita a un corpo, il mio, che pensavo di aver perduto per sempre».

Se Fabio Jakobsen è vivo, lotta assieme a noi e ieri ha vinto per la prima volta al Tour è merito di Kort ma anche di un giudice di gara corpulento e di un medico bravissimo. Il giudice è l’uomo addosso al quale Fabio piombò il 5 giugno 2020 a Katowice, al Giro di Polonia, proiettato oltre le transenne a 80 chilometri l’ora da una spallata criminosa del collega Groenewege­n: l’ufficiale di gara si fratturò sei costole, Jakobsen ogni possibile osso del corpo. Si salvò solo perché il corpo a corpo gli evitò l’impatto fatale con una barriera di cemento. Il medico, arrivato un minuto dopo, mise le mani in «una pozza di sangue, su un paziente in condizioni disperate» e lo stabilizzò fino all’arrivo dell’elicottero. Due anni e infinite operazioni dopo (tra cui cranio, ricostruzi­one completa del palato, della mascella e dell’arco dentale) Fabio si è liberato di tutte le paure, è sgusciato in rimonta tra i colleghi prendendos­i un ruolo che gli spettava, quello di velocista più forte del mondo.

«Chiamatela favola a lieto fine — racconta il 25enne della QuickStep — perché lo è. Io ricordo le prime uscite in bici, pochi chilometri urlando per il dolore. E penso ai tanti che hanno avuto un incidente simile al mio e ora si muovono in sedia a rotelle. Sono un miracolato felice».

Della Roskilde-Nyborg tutti temevano il Golden Belt, il ponte di 17 chilometri tra Selandia e Fionia su cui si sarebbero dovute abbattere raffiche di vento capaci di far spezzatino del gruppo. Per la seconda volta i meteorolog­i hanno toppato: sui piloni spirava una leggera brezza e l’unico brivido di una tappa monotona è stato uno scivolone della maglia gialla Lampaert, subito rientrata in gruppo. Come spesso accade al Tour, la caduta, banale, è arrivata a due chilometri dal traguardo per una distrazion­e. Ci sono rimasti impigliati anche Pogacar (giunto al traguardo al piccolo trotto, consapevol­e che il ritardo sarebbe stato neutralizz­ato) e Ganna che ha rimediato qualche graffio.

Grazie al gioco degli abbuoni, Wout Van Aert (2°) ha tolto a Lambert la maglia gialla di leader che il connaziona­le gli aveva scippato nella cronometro. Classifica corta: Lampaert è a 1”, Pogacar a 8”, Ganna a 11”. Oggi in 180 chilometri a zonzo tra i fiordi fino al confine con la Germania: è possibile che la gialla cambi ancora padrone.

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(Afp) Sospesi Il gruppo del Tour impegnato in Danimarca sul ponte di 18 km, il più lungo d’Europa
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Fabio Jakobsen vincitore di tappa (Afp)
Rinato Fabio Jakobsen vincitore di tappa (Afp)

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