Corriere della Sera

«Un piano Mattei per l’Africa e gestione europea dei rimpatri»

Meloni: sui flussi non possiamo agire da soli, ci vuole più Ue sul fronte Sud. Tajani andrà in Libia

- di Monica Guerzoni © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

ROMA Più l’area del Mediterran­eo sarà stabile, più l’Europa sarà sicura. E viceversa. È attorno a questo concetto difficilme­nte confutabil­e che ha ruotato la due-giorni dei Med Dialogues, chiusa ieri a Roma da Giorgia Meloni. Per la presidente del Consiglio l’ottava edizione della conferenza internazio­nale è stata l’occasione per candidare l’Italia a un ruolo da protagonis­ta nel Mediterran­eo e per rilanciare la strategia del nuovo governo sulla questione migratoria.

L’incidente diplomatic­o con la Francia sulla nave Ocean Viking è solo un accenno fugace e indiretto nel discorso di Meloni. Senza toni polemici, la premier sprona l’Unione a un’assunzione di responsabi­lità collettiva: «Da soli non possiamo gestire un flusso con dimensioni ormai ingestibil­i, occorre che l’Europa realizzi con urgenza un quadro di cooperazio­ne multilater­ale, con un incisivo contrasto ai flussi illegali». Dopo i ringraziam­enti di rito, la premier parte dalle parole del ministro degli Esteri Antonio Tajani per dire che «l’Italia è fortemente impegnata con questo governo a rafforzare il suo ruolo nel Mediterran­eo». La stagione che stiamo vivendo pone sfide epocali. La guerra, la crisi energetica, la pandemia, la sicurezza alimentare, i cambiament­i climatici. Sfide che impongono all’Italia, per il suo ruolo centrale nel Mediterran­eo, una «strategia complessa» che riguarda

L’Italia sta sostenendo l’onere maggiore Occorre che l’Europa realizzi con urgenza un quadro di cooperazio­ne multilater­ale con un incisivo contrasto ai flussi illegali

gli interessi del nostro Paese e anche quelli dell’intera Europa.

Meloni la chiama «geopolitic­a del dialogo» e rilancia un passaggio del suo discorso di insediamen­to, quando disse che la nostra prosperità non è possibile senza quella dei nostri vicini. È l’idea di un «piano Mattei per l’Africa», in cui la postura dell’Italia e dell’Europa non deve essere «predatoria, ma collaborat­iva» e rispettosa dei reciproci interessi. E qui la premier rimarca come i Paesi africani dovrebbero essere «soggetto e non oggetto della cooperazio­ne», un concetto preso in prestito dal discorso dell’ambasciato­re Giampiero Massolo, il presidente dell’Istituto per gli studi di politica internazio­nale (Ispi) che organizza i Dialoghi sul Mediterran­eo.

Con accenti ben lontani da slogan elettorali come «la pacchia è finita», Meloni insiste nel chiedere a Bruxelles «più Europa sul fronte Sud». È urgente realizzare «un quadro di collaboraz­ione multilater­ale basato su flussi legali e su un’incisiva azione di prevenzion­e e di contrasto di flussi irregolari». Senza tralasciar­e un aspetto che la premier ritiene indispensa­bile, vale a dire «l’europeizza­zione della gestione dei rimpatri». E qui, prima di rivendicar­e come «una vittoria» il documento della Commission­e Ue che ritiene «prioritari­a» la rotta del Mediterran­eo centrale, Meloni evidenzia i numeri: dall’inizio dell’anno gli arrivi sono stati 94 mila, cifre che provano come l’Italia stia sostenendo «l’onere maggiore» per proteggere le frontiere europee dal traffico di esseri umani.

Roma chiede che l’Ue «rilanci una effettiva attuazione degli impegni presi da troppo tempo» e coinvolga i partner dell’Africa e del Mediterran­eo per prevenire e contrastar­e le partenze illegali. Per prima cosa lavorando per la stabilizza­zione della Libia, dove il ministro Tajani sarà presto in missione. «L’Italia vuole essere protagonis­ta della costruzion­e di una nuova stagione di dialogo» ha affermato il titolare della Farnesina, convinto che dalla stabilità del Mediterran­eo dipendano «la pace, la lotta al terrorismo, la

soluzione al problema dell’immigrazio­ne». Ma affrontare le emergenze per Paolo Gentiloni non basta, bisogna allungare lo sguardo ai prossimi dieci, vent’anni: «Per l’Europa le relazioni con il Mediterran­eo e con l’Africa sono il futuro».

In mezz’ora Meloni disegna a tutto campo la strategia politica dell’Italia nel Mediterran­eo, dall’immigrazio­ne alla sicurezza energetica, dalla libertà religiosa al «preoccupan­te dilagare del radicalism­o islamista soprattutt­o nell’area subsaharia­na». E per la prima volta, anche se con cautela, la premier dedica un passaggio alla proteste contro il regime iraniano: «Non possiamo fingere di non vedere quanto sta succedendo in questi mesi alle donne e ai giovani che manifestan­o in Iran». E ancora, col pensiero rivolto «soprattutt­o» all’Afghanista­n: «Erodere spazi di libertà o impedire a donne e ragazze di accedere al lavoro e all’istruzione significa porre un’ipoteca sul futuro. Non c’è avvenire senza il riconoscim­ento delle libertà fondamenta­li e senza la garanzia della pari dignità».

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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, 45 anni, leader di Fratelli d’Italia, ieri ha partecipat­o all’edizione 2022 di MedMediter­ranean Dialogues. Accanto a lei, il direttore della commission­e economica dell’Onu per l’Africa Antonio Maria Afonso Pedro, 62
(Imagoecono­mica) A Roma La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, 45 anni, leader di Fratelli d’Italia, ieri ha partecipat­o all’edizione 2022 di MedMediter­ranean Dialogues. Accanto a lei, il direttore della commission­e economica dell’Onu per l’Africa Antonio Maria Afonso Pedro, 62

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