Corriere della Sera

Un asse tra amicizia e chat Così il sindaco ha resistito al pressing dell’altro fronte

Il «gruppo» con i due, Gori e Decaro: tra strategie e prese in giro

- di Maria Teresa Meli

ROMA Stefano Bonaccini e Dario Nardella sono tutt’altro che una strana coppia. I due si conoscono da tempo. Sono amici. Da due anni hanno una chat con il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e con il primo cittadino di Bari Antonio Decaro.

Nata una sera a cena nella Capitale, quella chat è diventata il luogo in cui i quattro si scambiano opinioni politiche e non solo. Così la conversazi­one in questo periodo è andata da uno scandalizz­ato «hai visto che sta facendo Zingaretti?» (allora l’ex presidente della Regione Lazio era ancora segretario) a un irridente «vi abbiamo preso Vlahovic», rivolto dal super tifoso juventino Bonaccini al viola Nardella.

Parlando di politica e di calcio, il presidente dell’Emilia-Romagna e il sindaco di Firenze sono rimasti sempre in contatto e spesso e volentieri (sul rapporto con i 5 Stelle anche nella gestione Letta) si sono trovati d’accordo. Questo fino a poco più di un mese fa, quando i due hanno avuto un incontro andato storto e Nardella non sembrava insensibil­e alle pressioni di chi al Nazareno voleva che scendesse in campo.

Poi, tre settimane fa, giorno più giorno meno, mentre il governator­e dell’Emilia-Romagna è negli Stati Uniti, comincia a prendere corpo l’ipotesi di un ticket Elly Schlein-Dario Nardella. I giornali ne scrivono, i dem ne parlano se non apertament­e quanto meno insistente­mente. La cosa stupisce non poco Bonaccini e agita il suo staff. Tornato in Italia, il governator­e, che vuole scendere in campo al più presto perché sa che altrimenti le correnti dem cercherann­o di imbrigliar­lo in un congresso infinito, riallaccia rapporti con Nardella.

I due, in queste tre settimane, si sono visti quattro, cinque volte. L’ultima, a Bologna, una decina di giorni fa. Poi i contatti via cellulare (si parlano anche più volte al giorno) fino alla svolta. Bonaccini, comunque, non ha mai deviato dal percorso che si era immaginato e, prima ancora di arrivare a un accordo con Nardella, si era candidato. Il sindaco di Firenze, in compenso, ha resistito alle sirene dei capicorren­te dem. Prima gli hanno offerto un posto da presidente del Partito democratic­o. Poi gli hanno assicurato un seggio blindato in Europa. Due giorni fa Schlein lo ha tenuto per quasi un’ora al telefono per convincerl­o a cambiare idea e ad appoggiarl­a. Raccontano che anche Paola De Micheli ci sia rimasta male: era convinta che Nardella alla fine avrebbe scelto di sponsorizz­are lei.

Ognuno si era immaginato un gioco che non c’era. In realtà ormai la strada era già tracciata. Gli unici a dare per scontato l’esito di questa vicenda erano gli altri due compagni di chat: Gori e Decaro, non a caso tra i primi a schierarsi con Bonaccini appena è sceso in campo.

Dunque, il governator­e dell’Emilia-Romagna si presenta alle primarie come il candidato dei territori e degli amministra­tori locali del Pd, dei sindaci, gli unici che ancora nel Partito democratic­o vincono alle elezioni. Oggi sarà la volta di Schlein, candidata sponsorizz­ata dal Nazareno, da Dario Franceschi­ni, da Roberto Speranza e, dicono, anche da Andrea Orlando, che rischia così di rompere il sodalizio stretto con Goffredo Bettini per sostenere l’ex vicepresid­ente

Incertezza

Alla fine lo scontro sarà a due, tra Bonacciini e Schlein, con primarie mai così incerte

dell’Emilia-Romagna. La candidata che, però, nonostante abbia l’apparato del Pd alle spalle, piace, e non poco, ai giovani di sinistra.

Il più grande sponsor di Schlein, comunque, quello che ha sparigliat­o un partita che sembrava già decisa, è Franceschi­ni. L’ex ministro della Cultura, infatti, non va d’accordo con Bonaccini. Che ieri, in conferenza stampa, pur senza nominarlo, gli ha dedicato una frecciata: «Non deve più accadere che i nostri candidati non siano legati al territorio».

Alla fine lo scontro sarà a due, Bonaccini-Schlein. L’esito, nonostante la sicurezza dimostrata dai rispettivi supporter, è incerto come mai. E questa per il Pd, abituato a primarie il cui finale era scontato, è veramente una prima volta.

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