Corriere della Sera

I TAGLI ALLA CULTURA A LONDRA PROTESTA ANCHE «SIR» PAPPANO

- di Paola De Carolis

«Le arti sono essenziali per la vita di una nazione. Lo stato deve a se stesso di sostenerle e incoraggia­rle». Parole che Winston Churchill pronunciò in altri tempi e che oggi vengono rilanciate dal dibattito che ha seguito la decisione dell’Arts Council England di tagliare i finanziame­nti ad alcune amatissime istituzion­i culturali. Tra queste l’English National Opera, ENO, che al London Coliseum da quasi un secolo porta in scena la lirica in lingua inglese e che dalla sua creazione si adopera per raggiunger­e un pubblico sempre più vario. Saltano inoltre i sussidi del Barbican e del Donmar Warehouse, il teatro di Covent Garden fondato e a lungo diretto dal regista premio Oscar Sam Mendes, così come della Britten Sinfonia, l’orchestra del nord est del paese. Se fosse vero il detto «mal comune mezzo gaudio» ci si potrebbe forse consolare del fatto che non è solo la nostra cultura, in Italia, a soffrire economicam­ente, ma in un momento in cui la vita quotidiana si fa sempre più difficile, le spese aumentano e le gioie che ci possiamo permettere diminuisco­no tagliare i fondi per teatri, compagnie musicali e musei significa rendere questo prezioso e storico patrimonio umano sempre più elitario, ridurlo a un passatempo per ricchi tradendo così la sua essenza, il suo messaggio di unità e universali­tà.

Forse anche per questo l’Inghilterr­a della cultura si è mobilitata con proteste (sonore) di fronte alla sede dell’ente per la cultura — con cori profession­isti, grandi solisti e comuni cittadini insieme nelle stesse manifestaz­ioni — numerosi interventi sui giornali, una tempesta sui social. «Siamo costernati», ha scritto al Times Sir Antonio Pappano assieme a tanti altri personaggi di spicco, tra cui registi, attori, cantanti, musicisti nonché i direttori della Metropolit­an Opera di New York, della San Francisco e della Los Angeles Opera. «La English National Opera è sempre stata parte integrante dell’industria culturale globale, le sue produzioni sono state esportate in tutto il mondo, i talenti che ha nutrito e sviluppato si sono esibiti nei teatri lirici di ogni continente. Il messaggio è che l’Arts Council non crede che un teatro lirico che gode di ottima reputazion­e in tutto il mondo — soprattutt­o uno che è sempre stato in prima linea per quanto riguarda l’innovazion­e e la necessità di ascoltare le richieste e i bisogni del pubblico — meriti investimen­ti». L’intervento si è concluso con parole dure. «Il mondo ha a lungo guardato al Regno Unito come a un centro di eccellenza artistica. Temiamo che questa decisione indichi che ora dobbiamo guardare altrove».

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