Tim, corsa contro il tempo Parte il confronto sulla rete
In settimana gli incontri al tavolo del governo. Il ruolo di Butti e le voci sulle deleghe
Il tempo stringe. La prossima settimana il tavolo istituito del governo per trovare una soluzione sulla rete unica e sul futuro di Tim dovrebbe iniziare le verifiche «tecniche». L’agenda sarà definita a brevissimo. Al tavolo sfileranno Tim, Cassa depositi e prestiti, Open Fiber, Vivendi, Macquarie e Kkr, per fare il punto della situazione e consentire al governo di trovare una sintesi per arrivare a creare una rete a controllo pubblico e mettere in sicurezza Tim.
Per il momento lo scenario resta incerto. A Piazza Affari gli operatori hanno iniziato a vendere e comprare i titoli del gruppo telefonico seguendo più gli umori di giornata, che una strada definita. L’incertezza creata dalla rinuncia di Cassa depositi e prestiti a dare seguito al memorandum of understanding firmato con Tim per la rete unica, rischia di avere riflessi pesanti sul gruppo telefonico. Il tavolo servirà ad avviare riflessioni anche su Open Fiber. Ma nel fissare al 31 dicembre il termine per trovare una soluzione sulla rete, il governo ha tenuto conto soprattutto dell’urgenza in cui si trova il gruppo telefonico, alle prese con un debito superiore a 25 miliardi, un business model che non riesce a risollevare i ricavi, tiene compressi i margini e brucia cassa per oltre 900 milioni l’anno, mettendo a rischio non solo la tenuta dei conti ma anche quella occupazionale. Si parla di oltre 42 mila dipendenti. Il ceo Pietro Labriola ha varato un piano di rilancio incardinato sulla separazione tra rete e servizi che richiede tempo per dispiegare i suoi effetti. La vendita della rete a Cdp era stata individuata come la soluzione più immediata per porre rimedio ai problemi. Il ceo di Cassa, Dario Scannapieco, aveva pronta l’offerta d’acquisto, ma si è trovato a dover fare i conti con un contesto diverso.
L’annuncio dell’apertura del tavolo sulla rete, ma ancora prima l’attribuzione delle deleghe sulla rete unica al sottosegretario di Palazzo Chigi per l’Innovazione, Alessio Butti, mantenendo le prerogative sulle tlc in capo al Mimit, guidato da Adolfo Urso, hanno cambiato l’ordine delle cose. E certo non stanno aiutando a fare chiarezza le voci che vorrebbero in discussione il ruolo del numero uno di Cdp, al pari di quelle che parlano della possibilità di una revoca delle deleghe a Butti. Senza contare l’incognita del Mef. Il ministro Giancarlo