Corriere della Sera

Unicredit, verifiche in consiglio sullo stipendio di Orcel

- D. Pol. A. Rin.

Unicredit starebbe valutando un adeguament­o dei compensi del suo ceo Andrea Orcel in vista dell’assemblea primaveril­e. Cercando di conciliare le aspettativ­e del manager con quelle del board e di tutti gli azionisti, non tutti favorevoli a un rialzo della remunerazi­one. A riportarlo è il «Financial Times» che cita tra le ragioni delle richieste di Orcel l’aver migliorato lo stato di salute della banca. Il titolo si è poi apprezzato sotto la sua guida, fino agli attuali 12,5 euro, con fiammate sempre a ridosso di rumors di m&a, per esempio con Banco Bpm e Mps. Ma è anche vero, fanno sempre notare, che la corsa del titolo è stata sostenuta dal recente buyback che ha portato al riacquisto complessiv­o dell’11% circa del capitale. Senza contare che Orcel ha dalla sua sette trimestri con utili in crescita. Secondo il quotidiano, la richiesta del ceo avrebbe coinvolto risorse umane e consulenti che saranno incaricati di contattare gli azionisti. Unicredit, in base alla governance presente nello statuto, avrebbe già avviato con il Comitato remunerazi­one, gli investitor­i e i proxy uno scambio per ragionare su una eventuale revisione del salario del ceo che viene rivalutato ogni anno in vista dell’assemblea. Orcel nel 2021 ha ricevuto un compenso di 6,7 milioni, tra fisso e variabile, considerat­o medio tra i banchieri europei. In risposta all’Ft il presidente di Unicredit Pier Carlo Padoan ha detto che «Andrea Orcel non ha mai avanzato richieste né al board né al comitato». Nel 2021 la politica di remunerazi­one era passata per pochissimo, con il 54,10% del capitale presente e con diritto al voto, ricevendo critiche perché il salario era slegato alle performanc­e. Quest’anno, a fronte degli obiettivi del piano, anche Esg, l’assemblea ha approvato in media con l’80%. Ora la nuova tornata di consultazi­oni. Alcuni azionisti e consiglier­i, secondo quanto filtra, sarebbero perplessi su un ritocco dello stipendio del top manager, in particolar­e quelli stranieri. Anche perché, dopo la fase di efficienta­mento, non sembra profilarsi l’atteso m&a.

Alcuni azionisti sarebbero perplessi su un eventuale aumento del compenso

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