Più concorrenza contro l’inflazione
L’aumento dei prezzi ha raggiunto il picco o no? Dipende anche dalle imprese Su «L’Economia» in edicola domani con il «Corriere»
Ma l’inflazione è davvero calante? Ha raggiunto il picco o no? Dipende anche dalla capacità di reazione delle imprese, cioè da quanto sono competitive. Perché ciascuna può trasferire i rincari dell’energia e delle materie prime sui prezzi al consumo in modo diverso, innanzitutto, e gli effetti di questi ritocchi si vedranno più avanti. Ma anche perché in Europa sull’inflazione si recita a soggetto: ogni Paese ha una propria dinamica. Chi saprà governare meglio la situazione potrà tenere i prezzi più bassi e far ripartire gli acquisti.
È la tesi di Ferruccio de Bortoli che, sull’Economia del Corriere della Sera in edicola domani gratis con il quotidiano, analizza la fase 2 dell’impennata del carrello della spesa. «Non dobbiamo illuderci che l’inflazione sia un fenomeno d’importazione, che non dipenda da noi — scrive —. Il dato Istat di novembre segna un aumento dell’11,8% sull’anno e dello 0,5% dal mese precedente. Già il fatto che sia stabile è una buona notizia. A livello internazionale però gli indici vanno giù. Decisamente». Negli Usa in ottobre il termometro dei prezzi «è sceso sotto l’8%, in Europa è calato al 10%, in Spagna è metà dell’Italia».
E siccome «là dove la concorrenza è minore e la trasparenza relativa si creano occasioni di ritocchi dei listini non giustificate dall’andamento dei costi», siamo in un momento delicato. Chi alza i prezzi indiscriminatamente danneggia il mercato, chi invece segue le regole della competitività sana resiste e fa, soprattutto, resistere il motore trainante dell’economia: il consumatore. Perciò, conclude de Bortoli, «conteranno ancora di più il livello di competitività dell’industria e il volume degli investimenti». Perché l’inflazione non diventi una trappola.
È chiaro che peserà l’efficacia degli interventi del governo a supporto delle imprese, oltre che del potere d’acquisto dei cittadini. In sostanza, la politica industriale. Che per l’esecutivo in carica dovrà affrontare un altro inciampo, le partite aperte delle partecipate in crisi: Ita, l’ex Ilva e la Tim. Più la raffineria Lukoil a Priolo che, fermandosi per l’embargo al greggio russo, danneggerebbe 10 mila famiglie in Sicilia. Quattro dossier caldi, di stampo pubblico-privato, dove l’approccio sovranista non è detto che funzioni.
La copertina è dedicata a Francesca Bellettini, presidente e amministratrice delegata di Saint Laurent: punta a 5 miliardi di ricavi (dai quasi 3 attuali), ha eliminato i saldi e il prossimo febbraio aprirà la sede a Scandicci con 300 persone.
Tra i personaggi della settimana ci sono Prisca e Massimo Di Martino, figlia e padre: con la loro Abiogen vogliono fare altri acquisti in Francia e Spagna, dopo l’ultimo in Germania. C’è Federica Boffa Pio, che ha raccolto il testimone della Pio Cesare e porta il Barolo anche alle Maldive. C’è Paola Artioli che con la sua Asonext, acciai speciali, cresce del 30% in un anno. E c’è Olga Urbani che con il gruppo di famiglia studia la coltura idroponica del tartufo.
Nella sezione Risparmio trovate i calcoli per il saldo della seconda rata dell’Imu, il 16 novembre.
Pio Cesare porta il Barolo alle Maldive, Urbani studia la coltura idroponica del tartufo