LA FABBRICA DEL DOMANI
I LEONARDO LABS E LA SCOMMESSA SUI TALENTI DELL’INNOVAZIONE
Èla nuova geometria variabile dell’innovazione di prodotto. Da un lato lo scouting di soluzioni pronte per il mercato e quindi in grado di risolvere le problematiche contingenti. Dall’altro lo sguardo lungo che può permettersi di non pensare (troppo) al «time to market». L’open innovation che si mischia alla ricerca pura, disruptive nel suo fine essenziale, quello di aprire nuovi mondi oggi inimmaginabili.
È, questo, l’approccio duale su cui da un paio di anni ha deciso di puntare Leonardo nel complesso delle sue cinque divisioni di business e delle società controllate che compongono il gruppo. Gli uffici di ricerca e sviluppo che operano verticalmente su soluzioni contingenti guardando soprattutto al mercato e alle esigenze del cliente finale e i nuovi laboratori trasversali che, malgrado le restrizioni provocate dall’emergenza sanitaria, sono andati via via popolandosi di giovani matematici, fisici, ingegneri e informatici freschi di laurea e di dottorato. Non solo italiani — e questa è una buona notizia — grazie alla forza di un brand che accomuna campi, tecnologie e mission diverse (dall’aerospazio alla difesa fino alla sicurezza) e che quindi è capace di evocare e di attirare. Undici laboratori distribuiti su tutto il territorio nazionale (destinati a diventare dodici a stretto giro con l’avvio di un nuovo ambito di ricerca dedicato alla sostenibilità) nei quali già lavorano oltre cento ricercatori su temi trasversali come la logistica avanzata,
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Strategico per noi è lo studio delle applicazioni delle migliori tecnologie quantistiche
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In questi incubatori si anticipa la domanda futura del mercato e si fa ricerca innovativa
Finalità
L’obiettivo è di arrivare a duecento ricercatori entro la fine del prossimo anno
l’intelligenza artificiale, i nuovi materiali, il supercalcolo quantistico, la sensoristica e il cloud.
Ragiona Alessandro Massa, a cui Leonardo ha assegnato il compito di coordinare questa nuova anima dirompente dell’azienda: «Leonardo Labs è una rete di incubatori tecnologici, avviata nel 2020, che supporta trasversalmente l’ingegneria delle aree di business di Leonardo nella ricerca e sviluppo delle tecnologie più innovative, nell’esplorazione delle tecnologie emergenti e anticipando la futura domanda del mercato. I laboratori sono il motore propulsivo dell’innovazione, massimizzando la prossimità con i principali siti industriali di Leonardo e con i territori di riferimento».
La scelta di investire nei Labs si inserisce in un argomento chiave per Leonardo ma anche per l’intero sistema Paese, cioè quello della creazione di competenze specialistiche, ancora oggi difficili da reperire in contesti cutting edge (per dare due numeri, oggi la società compartecipata dal ministero dell’Economia investe quasi due miliardi di euro all’anno in attività di R&D impiegando nella ricerca, a vario titolo, diecimila persone, senza contare le collaborazioni con gli atenei). Una fame di innovazione che trova nella nuova realtà una declinazione forse meno strutturata ma per questo più libera di agire e di pensare. Non a caso, nell’ambito dei Labs del gruppo guidato da Alessandro Profumo, è tuttora in corso un reclutamento.
L’obiettivo è infatti di arrivare a 200 ricercatori entro la fine del prossimo anno. Una chiamata per i diversi ambiti, tra cui l’intelligenza artificiale, il cloud, le capacità computazionali applicate alle simulazioni e alle applicazioni cloud sfruttando il super-cervellone di Genova, il Davinci-1, ma anche l’elettrificazione, il digital twin e le simulazioni avanzate, i materiali, il quantum, le applicazioni robotiche, i big data, l’optronics.
La sfida, in sintesi, è quella di immaginare soluzioni che non esistono ma che sarà necessario possedere a breve. «Pensiamo ad esempio ai vantaggi, scalabili, e alle ricadute che potrebbe portare la realizzazione di un gemello digitale di un velivolo sia in fase di progettazione che successivamente, quando il prodotto avrà bisogno di manutenzione e di aggiornamenti tecnologici» prosegue il manager. E poi, ovviamente, la frontiera delle frontiere: l’applicazione dei principi della meccanica quantistica all’informatica, alla sensoristica e al calcolo di precisione.
«Siamo agli inizi di una nuova era — conclude Massa — ed è importantissimo capire e dominare questi nuovi paradigmi. Il nostro obiettivo non è ovviamente la costruzione di un computer quantistico, nella nostra visione quella diventerà una commodity a cui potremo attingere.
Più strategico è invece lo studio delle applicazioni delle tecnologie quantistiche, dall’utilizzo dell’entanglement per realizzare sensori capaci di aggirare gli ostacoli e, per fare un esempio, ricostruire una persona dietro un angolo senza vederla, alla possibilità di operare in ambienti altamente degradati con molta più sicurezza fino al quantum clock per rendere le piattaforme satellitari sempre più precise e, ovviamente, alla comunicazione quantistica attraverso la distribuzione di chiavi criptate a prova di attacchi informatici».
Un futuro futuribile, su cui vale la pena di investire lasciando viaggiare nell’imprevedibile economia della conoscenza le menti dei migliori talenti che l’Italia — e l’Europa — ha a disposizione.
La nuova era
Una chiamata per i diversi ambiti, tra cui l’intelligenza artificiale, il cloud