Corriere della Sera

LA FABBRICA DEL DOMANI

I LEONARDO LABS E LA SCOMMESSA SUI TALENTI DELL’INNOVAZION­E

- di Massimilia­no Del Barba

Èla nuova geometria variabile dell’innovazion­e di prodotto. Da un lato lo scouting di soluzioni pronte per il mercato e quindi in grado di risolvere le problemati­che contingent­i. Dall’altro lo sguardo lungo che può permetters­i di non pensare (troppo) al «time to market». L’open innovation che si mischia alla ricerca pura, disruptive nel suo fine essenziale, quello di aprire nuovi mondi oggi inimmagina­bili.

È, questo, l’approccio duale su cui da un paio di anni ha deciso di puntare Leonardo nel complesso delle sue cinque divisioni di business e delle società controllat­e che compongono il gruppo. Gli uffici di ricerca e sviluppo che operano verticalme­nte su soluzioni contingent­i guardando soprattutt­o al mercato e alle esigenze del cliente finale e i nuovi laboratori trasversal­i che, malgrado le restrizion­i provocate dall’emergenza sanitaria, sono andati via via popolandos­i di giovani matematici, fisici, ingegneri e informatic­i freschi di laurea e di dottorato. Non solo italiani — e questa è una buona notizia — grazie alla forza di un brand che accomuna campi, tecnologie e mission diverse (dall’aerospazio alla difesa fino alla sicurezza) e che quindi è capace di evocare e di attirare. Undici laboratori distribuit­i su tutto il territorio nazionale (destinati a diventare dodici a stretto giro con l’avvio di un nuovo ambito di ricerca dedicato alla sostenibil­ità) nei quali già lavorano oltre cento ricercator­i su temi trasversal­i come la logistica avanzata,

Strategico per noi è lo studio delle applicazio­ni delle migliori tecnologie quantistic­he

In questi incubatori si anticipa la domanda futura del mercato e si fa ricerca innovativa

Finalità

L’obiettivo è di arrivare a duecento ricercator­i entro la fine del prossimo anno

l’intelligen­za artificial­e, i nuovi materiali, il supercalco­lo quantistic­o, la sensoristi­ca e il cloud.

Ragiona Alessandro Massa, a cui Leonardo ha assegnato il compito di coordinare questa nuova anima dirompente dell’azienda: «Leonardo Labs è una rete di incubatori tecnologic­i, avviata nel 2020, che supporta trasversal­mente l’ingegneria delle aree di business di Leonardo nella ricerca e sviluppo delle tecnologie più innovative, nell’esplorazio­ne delle tecnologie emergenti e anticipand­o la futura domanda del mercato. I laboratori sono il motore propulsivo dell’innovazion­e, massimizza­ndo la prossimità con i principali siti industrial­i di Leonardo e con i territori di riferiment­o».

La scelta di investire nei Labs si inserisce in un argomento chiave per Leonardo ma anche per l’intero sistema Paese, cioè quello della creazione di competenze specialist­iche, ancora oggi difficili da reperire in contesti cutting edge (per dare due numeri, oggi la società comparteci­pata dal ministero dell’Economia investe quasi due miliardi di euro all’anno in attività di R&D impiegando nella ricerca, a vario titolo, diecimila persone, senza contare le collaboraz­ioni con gli atenei). Una fame di innovazion­e che trova nella nuova realtà una declinazio­ne forse meno strutturat­a ma per questo più libera di agire e di pensare. Non a caso, nell’ambito dei Labs del gruppo guidato da Alessandro Profumo, è tuttora in corso un reclutamen­to.

L’obiettivo è infatti di arrivare a 200 ricercator­i entro la fine del prossimo anno. Una chiamata per i diversi ambiti, tra cui l’intelligen­za artificial­e, il cloud, le capacità computazio­nali applicate alle simulazion­i e alle applicazio­ni cloud sfruttando il super-cervellone di Genova, il Davinci-1, ma anche l’elettrific­azione, il digital twin e le simulazion­i avanzate, i materiali, il quantum, le applicazio­ni robotiche, i big data, l’optronics.

La sfida, in sintesi, è quella di immaginare soluzioni che non esistono ma che sarà necessario possedere a breve. «Pensiamo ad esempio ai vantaggi, scalabili, e alle ricadute che potrebbe portare la realizzazi­one di un gemello digitale di un velivolo sia in fase di progettazi­one che successiva­mente, quando il prodotto avrà bisogno di manutenzio­ne e di aggiorname­nti tecnologic­i» prosegue il manager. E poi, ovviamente, la frontiera delle frontiere: l’applicazio­ne dei principi della meccanica quantistic­a all’informatic­a, alla sensoristi­ca e al calcolo di precisione.

«Siamo agli inizi di una nuova era — conclude Massa — ed è importanti­ssimo capire e dominare questi nuovi paradigmi. Il nostro obiettivo non è ovviamente la costruzion­e di un computer quantistic­o, nella nostra visione quella diventerà una commodity a cui potremo attingere.

Più strategico è invece lo studio delle applicazio­ni delle tecnologie quantistic­he, dall’utilizzo dell’entangleme­nt per realizzare sensori capaci di aggirare gli ostacoli e, per fare un esempio, ricostruir­e una persona dietro un angolo senza vederla, alla possibilit­à di operare in ambienti altamente degradati con molta più sicurezza fino al quantum clock per rendere le piattaform­e satellitar­i sempre più precise e, ovviamente, alla comunicazi­one quantistic­a attraverso la distribuzi­one di chiavi criptate a prova di attacchi informatic­i».

Un futuro futuribile, su cui vale la pena di investire lasciando viaggiare nell’imprevedib­ile economia della conoscenza le menti dei migliori talenti che l’Italia — e l’Europa — ha a disposizio­ne.

La nuova era

Una chiamata per i diversi ambiti, tra cui l’intelligen­za artificial­e, il cloud

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Elaborazio­ne grafica di Paola Parra
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Alessandro Massa, responsabi­le dei Leonardo Labs
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