Dumfries fa il fenomeno e l’Olanda poco olandese manda a casa gli Stati Uniti
Van Gaal, contestato in patria per il gioco, non si pone limiti: «Siamo qui per vincere la Coppa». E ora la sfida alla Seleccion
DOHA Ragazzini vi siete divertiti, ma adesso spostatevi, perché qui si fa sul serio. L’Argentina è avvisata: l’Olanda è al Mondiale per segnare e vincere, verticale ed essenziale come un dipinto di Mondrian. E pazienza se in patria viene sempre accusata di non essere abbastanza olandese, forse perché lascia troppo il controllo del pallone agli avversari. I giovani rampanti made in Usa, carichi di buone intenzioni e speranze si regalano cinque minuti di gloria, sognando il 2-2. Ma come recita uno spot ironico di una trasmissione sportiva nota negli States (Men in Blazers) «Il calcio è
lo sport americano del futuro. Dal 1974». Anche questa volta quindi sarà per la prossima volta, con il Mondiale in casa nel 2026, quando forse Pulisic, Adams, Weah e Musah saranno maturi al punto giusto.
Per adesso la differenza con i chirurghi olandesi è già lampante nel primo tempo: due occasioni per gli Usa — la prima con Pulisic clamorosa, ma l’incredibile Noppert ci arriva col piedone — e due occasioni per l’Olanda che riscopre tutto in una sera l’effetto Dumfries: assist per Depay, assist per Blind, due tiri secchi come colpi di biliardo e partita chiusa. Poi nella ripresa gli Usa si illudono con un gol bello ma fortunoso di Wright, servito da Pulisic: la ricreazione dei collegiali però dura ben poco, perché Blind — primo calciatore della storia con un defibrillatore a segnare in un Mondiale — ricambia il favore e consente all’esterno con il nome da attore hollywoodiano di completare lo show con il gol.
Forse nemmeno questo accenderà troppo le luci sull’Olanda, ma l’ultima volta che gli Oranje sono stati al Mondiale avevano Van Gaal in panchina e sono arrivati fino alla semifinale nel 2014, persa proprio contro l’Argentina, avversario classico per gli arancioni, che ricorda loro anche la sconfitta in finale del ’78. Il tabellone non autorizza troppi sogni, ma il tecnico 71enne si diverte a stuzzicare la stampa e continua a dire che la sua squadra «è qui per vincere la Coppa, anche se secondo i nostri media non ci riuscirà: i gol di questa partita sono tutti frutto del sistema, che funziona».
Sarà l’età, sarà la guarigione dal tumore alla prostata che lo aveva aggredito, fatto sta Van Gaal non si trattiene più su alcun argomento e alla vigilia di questo ottavo aveva bacchettato con classe Depay, che si era lamentato perché voleva il nuovo fenomeno Gakpo, tre gol nelle prime tre partite, come rifinitore e non come spalla. La stellina del Psv gioca ovviamente dove dice Van Gaal: non segna, ma velocizza il gioco e salva sulla linea un gol sul 2-0. Quanto a Depay, che a settembre si era fatto male e ha dovuto inseguire la condizione migliore, ha confermato di essere in crescita: è lui il leader dell’Olanda, che adesso si appoggia al colosso Van Dijk per fermare Messi.
Certo, dopo Senegal, Ecuador e Qatar, il test americano va preso con qualche avvertenza: al centro dell’attacco Usa c’era il bomber colombiano di Dallas, Jesus Ferreira, non all’altezza della situazione. Ieri il Washington Post ha dedicato un’ode decisamente enfatica a Pulisic, che rende l’idea dell’entusiasmo che si era creato oltreoceano. Ma se non ci pensa il giocatore del Chelsea, reduce dalla tremenda botta all’inguine con l’Iran, non ci pensa nessuno. E allora gli adulti ti sgonfiano il pallone.
Defibrillatore
Blind è il primo calciatore della storia a segnare con un defibrillatore