Wuhan, i complottisti e la commissione Dr Fauci sotto tiro
Bersaglio degli avversari, il suo lavoro «rivisitato»
Archiviate le mascherine, non le polemiche. Specie dall’altra parte dell’Atlantico, dove la pandemia ha aperto nuove crepe tra i cittadini statunitensi e ulteriormente deteriorato le già malmesse relazioni con Pechino.
La domanda che continua a dividere è sempre la stessa: dove e come è nato il Covid19? E come si è trasmesso all’essere umano? Giusto un mese fa, lo scontro tra posizioni è stato rinfocolato da un rapporto del dipartimento dell’Energia di Washington che rilanciava la teoria del virus fuoriuscito dall’ormai famigerato laboratorio di Wuhan. Qualche giorno più tardi, il direttore dell’Fbi Cristopher Wray aveva confermato che pure al Bureau sono convinti che si sia trattato «con alta probabilità» di un incidente.
Mentre la Casa Bianca — che si è impegnata a desecretare il materiale che riguarda le origini della pandemia — si mantiene su una linea più prudente («Non abbiamo una risposta definitiva», aveva affermato il consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan), l’8 marzo sono iniziate alla Camera le udienze pubbliche della Commissione speciale sulla pandemia, dove la maggioranza è in mano repubblicana dopo le elezioni di midterm di novembre. Tra i primi a rispondere alle domande dei deputati il virologo Robert R. Redfield, che nel 2018 venne nominato direttore del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie da Donald Trump. Nelle sue risposte, ha mischiato la scienza al rancore verso la figura che più ha diviso l’America nei mesi più duri della pandemia ed è diventato il bersaglio preferito dei complottisti: Anthony Fauci.
Redfield si è detto convinto di due cose: che il virus sia effettivamente nato in laboratorio, e che questa posizione gli sia costata una precoce esclusione dai dibattiti tra i più importanti scienziati del Paese.
L’1 febbraio 2020, Fauci parlò in videoconferenza con altri esperti delle possibili origini di quella che ancora non era stata dichiarata una pandemia. Redfield, nonostante il suo ruolo, non fu invitato. Ora sostiene che in quella chiamata, di cui è venuto a conoscenza solo nel giugno del 2021, fu volutamente ignorato: «Mi dissero che volevano una sola linea narrativa e che io avevo un punto di vista differente».
Una ricostruzione che secondo Fauci non sta in piedi. Anzitutto, non fu lui ad organizzare quella telefonata: fu invitato, come gli altri, da un ricercatore britannico. «Quello che ha raccontato Redfield non ha fondamento nella realtà», ha replicato il giorno dopo su Fox l’ex super-consigliere di Joe Biden, «anche perché ricordo che metà dei biologi che parteciparono a quella discussione erano convinti che il virus fosse stato prodotto in laboratorio». Tra l’altro, ha aggiunto, poche settimane più tardi quegli stessi biologi pubblicarono su Nature uno studio che escludeva origini artificiali.
Ormai in pensione, lo storico direttore del Centro per il controllo delle malattie infettive ha garantito che sarebbe «più che felice» di rispondere alle domande della commissione. Nel frattempo, ha risposto a quelle di Mark Mannucci, il regista del documentario Dr. Tony Fauci, trasmesso dalla Pbs lo scorso lunedì. Ammettendo: «Sì, su alcune cose ho sbagliato. Avrei potuto chiedere che mascherine e quarantene fossero imposte prima».