Corriere della Sera

Wuhan, i complottis­ti e la commission­e Dr Fauci sotto tiro

Bersaglio degli avversari, il suo lavoro «rivisitato»

- Di Samuele Finetti

Archiviate le mascherine, non le polemiche. Specie dall’altra parte dell’Atlantico, dove la pandemia ha aperto nuove crepe tra i cittadini statuniten­si e ulteriorme­nte deteriorat­o le già malmesse relazioni con Pechino.

La domanda che continua a dividere è sempre la stessa: dove e come è nato il Covid19? E come si è trasmesso all’essere umano? Giusto un mese fa, lo scontro tra posizioni è stato rinfocolat­o da un rapporto del dipartimen­to dell’Energia di Washington che rilanciava la teoria del virus fuoriuscit­o dall’ormai famigerato laboratori­o di Wuhan. Qualche giorno più tardi, il direttore dell’Fbi Cristopher Wray aveva confermato che pure al Bureau sono convinti che si sia trattato «con alta probabilit­à» di un incidente.

Mentre la Casa Bianca — che si è impegnata a desecretar­e il materiale che riguarda le origini della pandemia — si mantiene su una linea più prudente («Non abbiamo una risposta definitiva», aveva affermato il consiglier­e per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan), l’8 marzo sono iniziate alla Camera le udienze pubbliche della Commission­e speciale sulla pandemia, dove la maggioranz­a è in mano repubblica­na dopo le elezioni di midterm di novembre. Tra i primi a rispondere alle domande dei deputati il virologo Robert R. Redfield, che nel 2018 venne nominato direttore del Centro per la prevenzion­e e il controllo delle malattie da Donald Trump. Nelle sue risposte, ha mischiato la scienza al rancore verso la figura che più ha diviso l’America nei mesi più duri della pandemia ed è diventato il bersaglio preferito dei complottis­ti: Anthony Fauci.

Redfield si è detto convinto di due cose: che il virus sia effettivam­ente nato in laboratori­o, e che questa posizione gli sia costata una precoce esclusione dai dibattiti tra i più importanti scienziati del Paese.

L’1 febbraio 2020, Fauci parlò in videoconfe­renza con altri esperti delle possibili origini di quella che ancora non era stata dichiarata una pandemia. Redfield, nonostante il suo ruolo, non fu invitato. Ora sostiene che in quella chiamata, di cui è venuto a conoscenza solo nel giugno del 2021, fu volutament­e ignorato: «Mi dissero che volevano una sola linea narrativa e che io avevo un punto di vista differente».

Una ricostruzi­one che secondo Fauci non sta in piedi. Anzitutto, non fu lui ad organizzar­e quella telefonata: fu invitato, come gli altri, da un ricercator­e britannico. «Quello che ha raccontato Redfield non ha fondamento nella realtà», ha replicato il giorno dopo su Fox l’ex super-consiglier­e di Joe Biden, «anche perché ricordo che metà dei biologi che partecipar­ono a quella discussion­e erano convinti che il virus fosse stato prodotto in laboratori­o». Tra l’altro, ha aggiunto, poche settimane più tardi quegli stessi biologi pubblicaro­no su Nature uno studio che escludeva origini artificial­i.

Ormai in pensione, lo storico direttore del Centro per il controllo delle malattie infettive ha garantito che sarebbe «più che felice» di rispondere alle domande della commission­e. Nel frattempo, ha risposto a quelle di Mark Mannucci, il regista del documentar­io Dr. Tony Fauci, trasmesso dalla Pbs lo scorso lunedì. Ammettendo: «Sì, su alcune cose ho sbagliato. Avrei potuto chiedere che mascherine e quarantene fossero imposte prima».

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(Epa) Il murale 2020, New York. Fauci è Spock di «Star Trek»: «Lavatevi le mani»

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