Corriere della Sera

Le parole e i confini della politica

- Di Elvira Serra

Ci sono notizie così grottesche da risultare a loro modo ridicole. È il caso della povera dirigente scolastica statuniten­se costretta a dimettersi per aver mostrato agli studenti di una scuola media della Florida l’immagine del David di Michelange­lo senza preoccupar­si di coprirne le pudenda, magari con un emoticon con gli occhiali da sole. Ma è l’America, bellezza!, e ogni tanto una storia come questa te l’aspetti. Poi ci sono notizie grottesche che però non fanno ridere. Sia perché succedono nella nostra Italia. Sia perché a esserne protagonis­ti sono deputati della Repubblica, perfino presidenti della commission­e Cultura. Ed è il caso di Federico Mollicone, eletto con Fratelli d’Italia, che a Omnibus alla domanda «lei è d’accordo che sulla maternità surrogata bisognereb­be perseguire questo reato come se fosse pedofilia, come ha detto l’ex senatore Pillon sulla Stampa?», ha replicato così: «Quello è un raffronto giuridico, questo lo deciderà il Parlamento. Sicurament­e è un reato grave, secondo me più grave della pedofilia, perché la pedofilia è gravissima e va ovviamente perseguita, ma qui siamo di fronte a una persona che vuole scegliersi come se fosse la tinta di casa o l’arredo dei mobili, vuole scegliersi di avere un figlio e come. Questo sta succedendo non tanto ancora in Italia, ma in Occidente». Ovviamente, dopo, Mollicone ha detto che il suo pensiero era stato distorto, che lui si riferiva a quel che succede nel Sud del Mondo, dove la criminalit­à organizza interi capannoni di madri surrogate per procreare bambini utilizzati per lo scambio di organi. Ma resta lo sconforto per le parole usate senza rispetto (delle vittime della pedofilia, per esempio). E non perché le parole siano importanti, come ha fissato nella storia del cinema la citazione ormai stucchevol­e di Nanni Moretti. È oltre modo sconfortan­te ascoltare con quanta acredine e sprezzo vengano espressi giudizi, anzitutto morali, verso tutte le famiglie non «convenzion­ali» da chi ha un compito preciso chiesto dagli elettori: legiferare. Che esista un tema etico è evidente. Riguarda per primi i bambini e il loro diritto, questa volta sì «morale», di conoscere la propria storia. Saranno loro a «giudicare» i genitori: e immagino lo faranno sulla base dell’amore ricevuto. Dai politici mi aspetto che definiscan­o i binari della legalità. Possibilme­nte senza fare confusione.

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