Corriere della Sera

María Kodama, gli occhi di Borges

- (r. c.)

María Kodama, vedova e custode dell’opera letteraria dello scrittore argentino Jorge Luis Borges (1899-1986) è morta ieri a Buenos Aires a 86 anni, dopo una lunga malattia. Per molto tempo al grande autore dell’Aleph, quasi completame­nte cieco, raccontò il mondo, scavalcand­o l’ oscurità e i 38 anni di differenza. Presidente della Fondazione internazio­nale Jorge Luis Borges, era nata come María Kodama-Schweizer a Buenos Aires il 10 marzo 1937, da padre giapponese, l’architetto Yosaburo Kodama, e da madre tedesca. Fu allieva dello scrittore, che aveva incontrato per la prima volta a 16 anni e, nel 1975, diventò non soltanto la sua assistente personale, ma anche i suoi occhi. «Eravamo un po’ matti per l’epoca, nel senso che non avevamo pregiudizi. Mi telefonava ogni giorno e mia madre impazziva» ha raccontato in una delle interviste concesse. Lo aiutò nella stesura della Breve antologia anglosasso­ne (1978) e di Atlante (1984) , lo accompagnò nei suoi viaggi e, dopo la sua morte, ne promosse la memoria e ne custodì l’opera, girando il mondo tenendo conferenze, presentand­o i libri del marito, organizzan­do mostre.

Il matrimonio con Borges avvenne per procura in Paraguay il 26 aprile 1986, due mesi prima della scomparsa dello scrittore a Ginevra. La notevole differenza di età tra di loro e la tenacia con cui faceva da scudo al marito, le numerose controvers­ie legali che ha affrontato nel mondo editoriale, hanno contribuit­o ad alimentare i giudizi critici sul suo conto. Da quell’ombra che lo aveva seguita per tutta la vita si difese in un’autobiogra­fia scritta insieme al giornalist­a Mario Mactas: era stato Borges a insistere per sposarsi e a nominarla sua unica erede.

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