Corriere della Sera

Click day, quasi 240 mila domande: ma i posti sono 82 mila

La procedura per l’ingresso dei lavoratori extra-comunitari. L’allarme degli imprendito­ri: non bastano

- M. Jattoni Dall’Asén

Pochi minuti dopo le 9 di ieri mattina, in Veneto si erano esaurite tutte le quote riservate al settore agricolo, mentre in Toscana la Coldiretti faceva già sapere che i lavoratori stranieri stagionali non basteranno a coprire la forza lavoro necessaria alle aziende agricole regionali. Ieri, il click day per l’arrivo in Italia dei lavoratori extra Ue previsti dal decreto flussi è andato in overbookin­g ad appena un’ora dalla sua apertura. Secondo quanto riferito dal sito del Viminale, infatti, alle 10 le domande arrivate erano già 238.335, quasi il triplo del numero di quote previste dal decreto, cioè 82.705. Un numero superiore di circa 13 mila unità rispetto alle 69.700 del 2022, eppure, evidenteme­nte, non sufficient­e a soddisfare la domanda.

Secondo il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, nelle campagne sarebbero necessari «almeno centomila giovani», numero che può essere recuperato solo con «un decreto flussi aggiuntivo, previsto peraltro dalla legge». Centomila è anche la cifra indicata dalla Confagrico­ltura, che chiede una revisione delle quote. Per il presidente dell’organizzaz­ione agricola, Massimilia­no Giansanti, «occorre almeno il triplo di manodopera disponibil­e e adeguatame­nte qualificat­a». Il rischio è che gli imprendito­ri agricoli si trovino senza lavoratori nei campi fra un paio di settimane, quando la raccolta sarà nel suo momento clou.

Dei nuovi ingressi, oltre la metà (44 mila, contro i 42 mila dello scorso anno) è rappresent­ata dalle quote riservate al lavoro stagionale agricolo, oltre che nel settore turistico-alberghier­o. Questo significa che terminata la stagione, i lavoratori dovranno fare ritorno al loro Paese e si parla di un terzo della manodopera impiegata in agricoltur­a, con una crescita elevata di quella extra Ue. Tra i Paesi di provenienz­a — riporta Confagrico­ltura — predomina l’Africa, con in particolar­e Marocco, Tunisia, Senegal,

Nigeria e Mali. Rilevante anche la quota di manodopera provenient­e dall’Est Europa (in particolar­e Albania e Macedonia) e dall’Asia (India e Pakistan). Sono invece 30.105 i lavoratori subordinat­i non stagionali, con due limitazion­i: per Paese di provenienz­a (quelli cioè che hanno stipulato o che stipuleran­no con l’Italia accordi di cooperazio­ne sulla migrazione) e per settore di attività: autotraspo­rto, edilizia, meccanica, telecomuni­cazioni, settore turistico-alberghier­o e della cantierist­ica navale. Ma all’appello manca il lavoro domestico.

«Nessun click day per le famiglie datrici di lavoro domestico», denuncia Andrea Zini, presidente di Assindatco­lf. L’esclusione, che Zini definisce «ingiusta», è il frutto «di una mancata programmaz­ione che va avanti da oltre 12 anni e che sta rendendo figure come colf e badanti irreperibi­li sul mercato del lavoro». L’appello è al governo e al ministro Calderone: «Chiediamo di allargare le maglie del decreto flussi, prevedendo quote anche per il settore domestico». Per soddisfare le esigenze delle famiglie, secondo i calcoli di Assindatco­lf, servirebbe­ro 23 mila nuovi lavoratori extra Ue all’anno, più di 68 mila nel triennio 2023-2025.

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