Schlein compatta il Pd (con i suoi capigruppo) «Sciogliamo insieme tutti i nodi politici»
Oggi i nuovi vertici. Trattativa lunga sulla segreteria
ROMA «Abbiamo nodi politici importanti davanti a noi, è innegabile. Dobbiamo provare a scioglierli insieme salvaguardando tra di noi la chiarezza. La collegialità per me è un punto dirimente e fondamentale»: è un approccio morbido e dialogante quello di Elly Schlein nei confronti della sua minoranza interna. Del resto la segretaria del Pd sa che in questa fase nessuno può contrastarla.
Non ha bisogno di alzare la voce o di porre ultimatum: tutti dentro il partito, volenti o nolenti, la seguiranno. E, soprattutto, asseconderanno le sue decisioni. Come prova l’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari di Camera e Senato di ieri, dove nessuno si è opposto alla nuova leader, che, anzi, è stata calorosamente applaudita.
La guida del Pd è saldamente nelle sue mani e Schlein, che ieri ha annunciato 16 mila nuove iscrizioni al partito, intende andare avanti con la sua linea, senza fare concessioni su questo terreno. Lo si capisce subito quando in quella riunione sottolinea: «Dovremo essere bravi a far lavorare bene il partito nel nuovo assetto che si darà e i gruppi nel pieno rispetto della loro autonomia».
«Rispetto» che non esclude il fatto che Schlein voglia avere il controllo anche della sua pattuglia parlamentare, onde evitare i problemi che hanno avuto i suoi predecessori. Perciò oggi senatori e deputati dem voteranno i «suoi» candidati Chiara Braga e Francesco Boccia.
Quanto alla segreteria, le trattative sono ancora in alto mare, anche perché la minoranza deve mettersi d’accordo al suo interno. A quanto pare si andrà a un vicesegretario unico, ovviamente della maggioranza (Marco Furfaro viene dato in pole position per ricoprire quel ruolo). Ma se ne parla la settimana prossima.
L’asse tra Schlein e Bonaccini, comunque, regge e la lunghissima assemblea è filata liscia. Tutti o quasi i maggiorenti del partito, a cominciare da Andrea Orlando, si sono detti «d’accordo con l’impostrazione di Schlein».
Due interventi, però, sono stati critici. Quello di Piero Fassino (che la segretaria aveva chiamato nei giorni scorsi) e quello di Gianni Cuperlo. Il primo ha tenuto a spiegare a Schlein che «condivisione non è spartizione» e ha avvertito la leader: «Chi ha interesse a tenere unito il partito è chi lo dirige, quindi opera con generosità». Cuperlo invece ha messo in guardia la leader dai «facili trasformismi» e dai «falsi unanimismi» e per il momento ha sospeso il suo giudizio aspettando fatti concreti.
Avendo di fatto già archiviato la pratica interna dei capigruppo, Schlein nel suo discorso all’assemblea si è concentrata
sul governo e sulle cose da fare. A cominciare dalla possibilità di mandare avanti «battaglie comuni» con le altre opposizioni su «salario minimo, sicurezza sul lavoro e sanità pubblica e universalistica». Come di consueto, la segretaria del Pd ha usato toni duri con Giorgia Meloni, che «pianta una bandierina ideologica al giorno». Critiche anche sulla gestione del Pnrr: «Il governo è indietro, ma l’Italia non può permettersi di fallire».
Quindi il fronte Rai, che sembra preoccupare in special modo la leader del Partito democratico: «Dobbiamo seguire con particolare attenzione la questione degli assetti dell’informazione del servizio pubblico. Mi pare che il governo stia cercando di metterci un po’ troppo le mani. Vigileremo».