Corriere della Sera

Forza Italia, Tajani chiude il caso: la scissione è un’ipotesi irreale

Ronzulli: non c’è nessuna corrente. Berlusconi ricorda il ’94: evitammo i comunisti

- Paola Di Caro

Il caso è chiuso, almeno per ora. Lo assicura Antonio Tajani, appena riconferma­to con tutti gli onori vicepresid­ente e coordinato­re di Forza Italia da Silvio Berlusconi. Tensioni? Scissioni in vista? Fronde, dopo il cambio del capogruppo alla Camera — oggi sarà eletto per acclamazio­ne Paolo Barelli, fedelissim­o di Tajani, al posto di Alessandro Cattaneo — e il ridimensio­namento di Licia Ronzulli? Il ministro degli Esteri è tranchant: «FI è il partito di Silvio Berlusconi, c’è un leader. Parlare di scissioni mi sembra un periodo ipotetico della irrealtà». Ne è certo Tajani: «Forse la sinistra spera così, ma le correnti non sono mai esistite, c’è un solo leader. La linea politica l’ha sempre data e la darà sempre Berlusconi», assicura, citando proprio le parole del Cavaliere.

Che non ci siano terremoti imminenti d’altronde sembrano confermarl­o due fatti. Il primo è il diluvio di dichiarazi­oni di tutti gli esponenti azzurri (Cattaneo e Ronzulli compresi) per celebrare il leader nel 29esimo anniversar­io della vittoria alle Politiche del 27 marzo 1994, che lo stesso Cavaliere ricorda su Facebook: «Evitammo che l’Italia diventasse un Paese comunista. Oggi, a distanza di quasi tre decenni, guardiamo al futuro con la stessa passione di allora, consapevol­i che la nostra storia è fatta di grandi sfide e di grandi successi». Il secondo è che è la stessa Licia Ronzulli a fare buon viso a cattivo gioco. Dopo però essersi tolta un sassolino dalla scarpa: «Stupisce e può stupire la tempistica e i modi» in cui è avvenuto il cambiament­o, premette, perché «anche per quanto riguarda il mio collega Cattaneo la linea a noi l’ha sempre data Berlusconi». Nessun tradimento insomma. Ma subito dopo veste i panni del fedele soldato: «Scissioni? Chiariamo, non c’è nessuna corrente. Leggo di correnti ronzullian­e, di deputati e senatori vicini a me. Sono in questo partito da venti anni ed è ovvio che ci siano persone più o meno vicine, ma umanamente, non certo politicame­nte. La linea politica in FI è una sola e la dà il presidente Berlusconi, parlare di correnti è stupido così come è stupido parlare di scissione. FI deve restare compatta».

Anche la sua rimozione da coordinatr­ice della Lombardia, assicura Ronzulli, non è un atto ostile: «Avevo chiesto già da un po’ di tempo di lasciare la guida della Lombardia perché chi fa il capogruppo in Senato deve poter fare un lavoro a tempo pieno. Il presidente mi ha chiesto di restare fino alla fine delle elezioni regionali e io le elezioni penso di averle vinte». E sia lei sia un altro esponente dell’ala «dura», Giorgio Mulè, fanno notare come secondo i sondaggi il partito sia «all’8,5%», quindi «male non abbiamo fatto...».

Ma appunto la svolta filogovern­ativa è compiuta. Su spinta della famiglia che di tutto ha voglia tranne che di entrare in conflitto con la premier Meloni, e per stessa decisione del Cavaliere. Che — raccontano — continua ad accarezzar­e il sogno di un partito unico da realizzare in tempi anche molto brevi, con uno schema che prevedereb­be lui presidente, Meloni segretario operativo e Salvini vice.

In realtà, almeno per il momento e prima delle Europee, non pare che il progetto veda l’interesse dei leader di FdI e della Lega, tanto che tra gli azzurri c’è chi piuttosto guarda a un allargamen­to al Terzo polo per dare più peso alla stessa FI. La stessa Ronzulli si segnala attiva sul fronte: smentisce di essere stata chiamata da Matteo Renzi, ma conferma che non c’è alcun problema a «parlarsi». Dunque potrebbe essere questo il terreno su cui nelle prossime settimane potrebbe riprendere il confronto fra le anime di FI.

Il partito unico

Resta l’interesse del leader per la creazione di un partito unico del centrodest­ra

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A Milano Antonio Tajani, 69 anni, FI, ministro degli Esteri, all’inaugurazi­one dell’anno accademico dell’Università San Raffaele

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