Tocca a Brunetta Via al nuovo Cnel, l’ente che rischiava di scomparire
La delibera del Consiglio dei ministri è attesa per oggi. Si tratta del passaggio formale per la nomina di Renato Brunetta alla presidenza del Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. A passargli il testimone è il presidente uscente Tiziano Treu, che lo scorso maggio ha concluso il suo mandato quinquennale, salvo essere prorogato di qualche mese in modo da allineare la sua scadenza con quella dei consiglieri, prevista per lo scorso 22 marzo. L’insediamento di Brunetta, ex parlamentare di Forza Italia ed ex ministro per la Pubblica amministrazione (in due diversi governi, con Silvio Berlusconi nel 2008 e, più di recente, con Mario Draghi), al vertice del Cnel avverrà però tra qualche settimana. Il Cnel, organismo previsto dall’articolo 99 della Costituzione, prevede un meccanismo di rinnovo articolato: il presidente prima di entrare in servizio deve, infatti, attendere che siano insediati i consiglieri. In particolare, Brunetta dovrà aspettare la nomina di ben 64 consiglieri. A indicarli sono il presidente della Repubblica, che ne sceglie 8, mentre il premier ha diritto a 2 consiglieri, i restanti 54 sono in rappresentanza delle diverse categorie produttive (22 dei lavoratori dipendenti, 9 dei lavoratori autonomi, 17 delle imprese, 3 dei dirigenti, dei quadri e
delle professioni, ulteriori 6 consiglieri spettano alle organizzazioni di volontariato). Con un elenco di nomine di tale entità non sono, insomma, esclusi ricorsi e contestazioni, motivo per cui al presidente è richiesto, appunto, di attendere che i 64 consiglieri si siano finalmente tutti installati. Nella storia recente, del resto, l’«organismo di rilevanza costituzionale», con sede a Villa Lubin, nel cuore del parco di Villa Borghese a Roma, è stato un condannato a morte perché entrato nel mirino del governo Renzi. Nel 2015 l’esecutivo guidato dall’ex sindaco di Firenze aveva ritenuto il Cnel un emblema di spreco di denaro pubblico e di inefficienza della pubblica amministrazione, stabilendo di abolirlo. Tanto da predisporne la soppressione nella riforma costituzionale sottoposta al referendum nel 2016. L’esito di quella votazione ha decretato per Renzi la fine della luna di miele con gli elettori, mentre per il Cnel si è risolta in un salvataggio in extremis e nella conferma che tutto sarebbe rimasto uguale a prima. A Villa Lubin, dopo le dimissioni «imposte» nel 2015 al presidente Antonio Marzano (ex ministro delle attività produttive con Berlusconi), tutto ha ripreso a marciare secondo le vecchie consuetudini e nell’estate del 2017 è stato nominato alla presidenza Tiziano Treu (già ministro del Lavoro con Prodi). Ora è la volta di Brunetta e fa sorridere che a un certo punto qualcuno abbia, addirittura, pensato di riconvertire Villa Lubin in un hotel.