Corriere della Sera

Mosca minaccia gli Usa A Kiev arrivano i Leopard tedeschi

Patrushev: «Possiamo distrugger­e qualunque nemico» Spunta una conversazi­one tra oligarchi: «Putin Satana»

- Dal nostro inviato Lorenzo Cremonesi

L’ombra del disastro nucleare ha accompagna­to ieri l’incontro a Zaporizhzh­ia tra Volodymyr Zelensky e il direttore generale dell’Agenzia internazio­nale per l’Energia atomica, Rafael Grossi. «La situazione alla centrale nucleare di Zaporizhzh­ia resta estremamen­te precaria a causa dei combattime­nti. Non possiamo voltarci dall’altra parte: più di una volta abbiamo sfiorato il disastro e, se dovesse continuare in questo modo, prima o poi la nostra fortuna terminerà», ha voluto ribadire Grossi, che nei prossimi giorni tornerà alla centrale, controllat­a dall’esercito russo sin dal marzo 2022.

Il tema della minaccia atomica si inserisce sulla polemica a distanza tra Mosca e la Nato, dopo che Vladimir Putin ha annunciato l’intenzione di inviare testate atomiche tattiche in Bielorussi­a, i leader occidental­i l’accusano di violare «irresponsa­bilmente» i trattati e i russi replicano lanciando strali contro Washington. Ieri il segretario del Consiglio di sicurezza Nikolai Patrushev ha detto: «La Russia possiede armi avanzate e uniche in grado di distrugger­e qualsiasi nemico, compresi gli Stati Uniti, in caso di minaccia alla sua esistenza». Ma sul fronte interno russo emergerebb­ero anche nuove crepe.

Ieri alcuni media ucraini hanno diffuso una presunta conversazi­one tra l’oligarca miliardari­o Farkhad Akhmedov e il produttore musicale Iosif Prigozhin in cui Putin viene definito (da Akhmedov) un «Satana» a cui «non frega nulla della Russia». «Non siamo in grado di combattere perché non c’è nemmeno un fottuto esercito», prosegue nell’audio. Prigozhin (nessuna parentela con Evgenij, capo dei mercenari Wagner) ha smentito. Ma altri media indipenden­ti russi hanno confermato, dicendo che la conversazi­one risalirebb­e all’inizio di marzo.

In questa fase va rilevato il silenzio cinese a solo pochi giorni dalla visita di Xi Jinping a Mosca. Xi non sta insistendo sul suo ruolo di mediatore, nonostante il «Piano di pace» in 12 punti e preferisce concentrar­si sui rapporti economici con la Russia. Sino ad ora non c’è neppure stata la sua telefonata con Zelensky. Il leader cinese aveva però chiesto a Putin di evitare le tensioni in materia nucleare, ma non sembra sia stato ascoltato.

Ma il tempo preme. La visita di Zelensky nel settore di Zaporizhzh­ia torna a mettere l’accento sull’eventualit­à che proprio qui possa scatenarsi presto la già annunciata «offensiva di primavera» ucraina. Il senso strategico è ovvio per tutti: lo stato maggiore di Kiev potrebbe mirare a catturare Melitopol, liberare l’intero Kherson a est del Dnipro, per poi scendere verso l’imbocco della Crimea e poi fino a Mariupol.

Ma per una volta Zelensky è stato cauto. Ieri ha invitato le popolazion­i nelle grandi metropoli del centro-ovest a non dimenticar­si della guerra. A suo dire, soltanto la mobilitazi­one dell’intero Paese può garantire di avere la meglio. Intanto il presidente ucraino ha «incassato» ieri i primi carri armati britannici Challenger, mentre la Germania ha annunciato che i 18 Leopard promessi sarebbero già in Ucraina.

I combattime­nti restano cruenti. I russi diminuisco­no la pressione su Bakhmut, però intensific­ano gli attacchi contro Avdiivka, una quindicina di chilometri da Donetsk. Nella cittadina di Sloviansk le bombe russe hanno colpito il centro uccidendo almeno due civili e ferendone una trentina. In serata le sirene sono tornate a suonare a Kiev.

I carri armati

Sono già su territorio ucraino sia i 18 mezzi della Germania che i Challenger britannici

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(Kozlov/Epa) Macerie Seguito da alcuni cani, Gennady cammina tra le rovine dei palazzi della sua città, Cherkaski Tyshky, nella regione di Kharkiv

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