Cospito resta al 41 bis. «Crisi cardiaca? Falso allarme»
Non può ottenere la detenzione domiciliare perché si sta facendo del male da solo, volontariamente, usando in modo strumentale, con un «ragionamento preordinato e consapevole», il diritto del tutto legittimo allo sciopero della fame come forma di protesta contro il regime del 41 bis. È la base su cui il Tribunale di sorveglianza di Milano ha rigettato la richiesta di scarcerazione per motivi di salute chiesta da Alfredo Cospito, fondatore della Federazione anarchica informale che sta scontando 20 anni di reclusione. Una analoga decisione arriva sulle stesse basi anche dal Tribunale di sorveglianza di Sassari.
Seguendo le tante, identiche pronunce della Cassazione, i giudici presieduti da Giovanna Di Rosa confermano che Cospito deve restare rinchiuso nel carcere di Opera, pur se al momento nel reparto penitenziario dell’ospedale San Paolo di Milano, proprio a causa delle sue precarie condizioni di salute. Da quando il 20 ottobre 2022 ha iniziato a non alimentarsi con regolarità, anche se ha assunto in maniera altalenante e «al bisogno» integratori, sale e zucchero, è dimagrito tantissimo scendendo da 115 a 68,2 chili, annota il Tribunale, al quale il suo legale, l’avvocato Flavio
Rossi Albertini, ha detto che il quadro clinico sarebbe già «irreversibilmente compromesso» o «destinato a precipitare» molto velocemente se non riprenderà ad alimentarsi. In base alle relazioni dei medici, i giudici scrivono che emergono sì «una serie di conseguenze», ancora «reversibili», che sono dovute alla carenza di calorie e di vitamine che stanno «determinando inesorabilmente il suo peggioramento» di cui Cospito è stato informato anche dal presidente Di Rosa che lo ha invitato ripetutamente a smettere lo sciopero della fame per i «rischi elevati ai quali si espone». L’ospedale San Paolo, assicurano, è in grado di fornire «il massimo grado di tutela del suo diritto alla salute» attraverso il monitoraggio costante della situazione, mentre gli esami hanno anche accertato che quella che il 21 marzo era sembrata una crisi cardiaca in realtà non era altro che un «artefatto», un falso allarme degli strumenti di controllo.
I giudici non dovevano pronunciarsi sul regime del carcere duro in cui Cospito si trova per decisione del ministero della Giustizia, ma solo sulla compatibilità tra il suo stato fisico e il carcere, anche se dicendo di no ai domiciliari indirettamente confermano il 41 bis. «Continuerà la sua protesta», riferisce l’avvocato Rossi Albertini che giudica «scontata» la decisione della Sorveglianza. «Non confidavamo in alcun modo in questa iniziativa» che, afferma, era un «passaggio obbligato» per poi rivolgersi «alle giurisdizioni internazionali».
Richiesta rigettata
I giudici considerano «strumentale» il comportamento dell’anarchico in sciopero della fame. «Il suo diritto alla salute è tutelato in ospedale»