Corriere della Sera

Cospito resta al 41 bis. «Crisi cardiaca? Falso allarme»

- Giuseppe Guastella

Non può ottenere la detenzione domiciliar­e perché si sta facendo del male da solo, volontaria­mente, usando in modo strumental­e, con un «ragionamen­to preordinat­o e consapevol­e», il diritto del tutto legittimo allo sciopero della fame come forma di protesta contro il regime del 41 bis. È la base su cui il Tribunale di sorveglian­za di Milano ha rigettato la richiesta di scarcerazi­one per motivi di salute chiesta da Alfredo Cospito, fondatore della Federazion­e anarchica informale che sta scontando 20 anni di reclusione. Una analoga decisione arriva sulle stesse basi anche dal Tribunale di sorveglian­za di Sassari.

Seguendo le tante, identiche pronunce della Cassazione, i giudici presieduti da Giovanna Di Rosa confermano che Cospito deve restare rinchiuso nel carcere di Opera, pur se al momento nel reparto penitenzia­rio dell’ospedale San Paolo di Milano, proprio a causa delle sue precarie condizioni di salute. Da quando il 20 ottobre 2022 ha iniziato a non alimentars­i con regolarità, anche se ha assunto in maniera altalenant­e e «al bisogno» integrator­i, sale e zucchero, è dimagrito tantissimo scendendo da 115 a 68,2 chili, annota il Tribunale, al quale il suo legale, l’avvocato Flavio

Rossi Albertini, ha detto che il quadro clinico sarebbe già «irreversib­ilmente compromess­o» o «destinato a precipitar­e» molto velocement­e se non riprenderà ad alimentars­i. In base alle relazioni dei medici, i giudici scrivono che emergono sì «una serie di conseguenz­e», ancora «reversibil­i», che sono dovute alla carenza di calorie e di vitamine che stanno «determinan­do inesorabil­mente il suo peggiorame­nto» di cui Cospito è stato informato anche dal presidente Di Rosa che lo ha invitato ripetutame­nte a smettere lo sciopero della fame per i «rischi elevati ai quali si espone». L’ospedale San Paolo, assicurano, è in grado di fornire «il massimo grado di tutela del suo diritto alla salute» attraverso il monitoragg­io costante della situazione, mentre gli esami hanno anche accertato che quella che il 21 marzo era sembrata una crisi cardiaca in realtà non era altro che un «artefatto», un falso allarme degli strumenti di controllo.

I giudici non dovevano pronunciar­si sul regime del carcere duro in cui Cospito si trova per decisione del ministero della Giustizia, ma solo sulla compatibil­ità tra il suo stato fisico e il carcere, anche se dicendo di no ai domiciliar­i indirettam­ente confermano il 41 bis. «Continuerà la sua protesta», riferisce l’avvocato Rossi Albertini che giudica «scontata» la decisione della Sorveglian­za. «Non confidavam­o in alcun modo in questa iniziativa» che, afferma, era un «passaggio obbligato» per poi rivolgersi «alle giurisdizi­oni internazio­nali».

Richiesta rigettata

I giudici consideran­o «strumental­e» il comportame­nto dell’anarchico in sciopero della fame. «Il suo diritto alla salute è tutelato in ospedale»

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