Corriere della Sera

MOSER, SARONNI E LA MELASSA DEI FINTI AMICI

- Di Carlo Baroni

Il litigio verbale tra Moser e Saronni ha avuto almeno un pregio: quello di sollevare e scuotere il velo di ipocrisia che circonda le grandi rivalità. Non solo sportive. C’è una frase fatta che ritorna sempre come un mantra noioso: «Eravamo solo avversari, mai stati nemici». Niente di più falso. Quasi bastasse ripeterlo per esorcizzar­e le scorrettez­ze, gli sgambetti, le pugnalate alle spalle di chi ha fatto di tutto per graffiarti la carriera. La strada per arrivare in vetta è densa di slealtà e persino di odio. Non credete alla stretta di mano tra Magic Johnson e Larry Bird. E neanche all’elogio di Niki Lauda a James Hunt. Roba buona per farci una foto e scroccare una lacrimucci­a. Come nel giorno dell’addio di Roger Federer. Chissà se quel pianto di Rafa Nadal era vero dispiacere o sollievo nascosto? Nello sport, come nella vita, non vince sempre il migliore, il più meritevole. E il fuoco amico che ti sorprende è quello che fa più male. La competizio­ne pretende le sue vittime sacrifical­i. Enzo Ferrari sosteneva che nella sua scuderia non c’era una prima e una seconda guida. Sembra un inno all’uguaglianz­a. Invece è solo il pretesto per scatenare una feroce sfida dove tutto è lecito. Anche tradire il compagno. Come fece Didier Pironi. Che preferì un’effimera vittoria al legame con Gilles Villeneuve. Il pilota canadese ci soffrì così tanto da lasciarci la vita nell’incidente di Zolder, nato dalla voglia di ristabilir­e le gerarchie. L’ambizione smodata è un veleno che uccide la lealtà. Sono pochi quelli che sanno gioire per il successo di un altro. Soprattutt­o se è il rivale che ti contende il podio. La politica in questo è cattiva maestra. In questi casi l’ipocrisia è tutta racchiusa in una parola: «rispetto». I politici se le danno di santa ragione, se le dicono di tutti i colori però dicono che si «rispettano». Che tra persone civili dovrebbe essere il minimo sindacale. E allora grazie Saronni e Moser che ci risparmiat­e la melassa di un’amicizia solo a parole. Che mondo triste però.

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