Corriere della Sera

Alessandro Manzoni, il primo milanese sepolto nel Famedio

- a cura di Fondazione Corriere

Un trafiletto apparso nel Corriere del maggio 1876 riportava: «La nostra Giunta ha deliberato di spingere con alacrità i lavori del Famedio che deve sorgere nel Cimitero monumental­e e che dovrà raccoglier­e le bare degl’illustri milanesi». Questo Tempio della fama non era previsto nel progetto originale, ne divenne poi uno degli elementi qualifican­ti. Fu inaugurato nel 1887, due le categorie ammesse: gli «illustri, dedicata a chi abbia ottenuto alta fama presso l’intiera nazione; l’altra di benemeriti, più modesta, destinata a ricordare chi abbia arrecato alla città beneficio e decoro. Gli illustri sono ricordati con effigie o con busto, secondo che morti prima o dopo il 1850». Il primo cittadino ad esservi sepolto era stato Alessandro Manzoni, la cui salma era stata traslata già nel 1883, dieci anni dopo la morte. Molti altri personaggi, morti anche in tempi lontani, furono ricordati «con effige». Il Corriere dedicava loro molto spazio: «furono ammessi all’onore del Famedio 212 cittadini. Il maggior contingent­e è dato dagli architetti, 24; seguono i cronisti e gli storici (22)- veramente, numerosi i cronisti, scarsi invece gli storici-; indi i medici (20); 18 pittori. Tengono dietro i benefattor­i, i capitani e magistrati, i poeti. I matematici sono 11; gli arcivescov­i sono di molti, 11. Così si scende fino ai politici, imperatori, armaiuoli, dei quali se ne contano un solo per categoria. Le iscrizioni sono 173; i medaglioni 34». A oggi solo 8 personaggi sono sepolti nel Famedio, mentre molti altri sono stati tumulati nella cripta e ancora di più sono quelli che, sebbene sepolti altrove, sono ricordati da lapidi.

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