Corriere della Sera

Imprendito­ri-camerieri «La nostra beneficenz­a»

«I’m Working 4 Charity», il progetto del manager Lira Il primo «impiego» nel Bellunese, alla birreria Pedavena: retribuzio­ne e mance per rispondere a povertà e bisogni

- Di Riccardo Bruno

Tra i tavoli, quando arrivano con i piatti e le birre, si notano subito con le loro magliette arancioni e la scritta sul petto: «I’m Working 4 Charity». «Qualcuno mi ha anche riconosciu­to. E mi ha chiesto sorpreso: “Che ci fai qui?”», dice Giuseppe Lira, che di profession­e è brand manager di Karpos. «Gli ho risposto con una battuta, per scherzare, poi gli ho spiegato il nostro progetto». Che non è uno scherzo ma un’idea semplice eppure geniale. Per quattro sabati (almeno per ora) Giuseppe, sua moglie Nicoletta Giusti, suo fratello Giovanni e Jacopo Lahbi, tutti dipendenti della Valcismon, storica azienda tessile del Bellunese (da cui dipendono Karpos e altri marchi), hanno deciso di lavorare come camerieri alla Birreria Pedavena, uno dei locali d’attrazione del territorio che però fa fatica a trovare dipendenti. Tutto il guadagno (con l’aggiunta delle mance o delle donazioni dei clienti si superano tranquilla­mente i 500 euro a serata) va in beneficenz­a. Un piccolo gesto, con un doppio risultato.

Spiega ancora Giuseppe: «Ho sempre fatto volontaria­to, come tanti qui nella zona. Per la Pro Loco oppure per la squadretta di ciclismo di mio padre, alle gare si spilla birra e si mettono i materassi per le strade. E l’estate scorsa ho dato una mano per una settimana al Rifugio delle Marmotte in Val d’Aosta gestito da Operazione Mato Grosso. Negli ultimi tempi le richieste delle tante associazio­ni sono aumentate, soprattutt­o di contributi in denaro. Allora mi sono detto: perché non dare un po’ del mio tempo? In più, girando per lavoro, mi sono accorto che molti si lamentano che non trovano manodopera».

Un modello

Così è nato «I’m Working 4 Charity». Per dare un aiuto, ma anche per fornire un modello. La scelta della birreria Pedavena è stata naturale, non solo perché Giuseppe aveva qui già fatto esperienza quando doveva pagarsi l’università, ma anche perché è proprio una di quelle realtà che fatica a trovare lavoratori, non solo nel fine settimana. «In estate - spiega il titolare, Lionello Gorza - assumiamo una ventina di persone in più, l’anno scorso si sono presentati in tre. La situazione è peggiorata dopo il Covid, e non è solo un problema mio. Anche per questo ho sposato subito questa iniziativa, molti clienti mi hanno fatto i compliment­i e i dipendenti sono soddisfatt­i, perché essendo in più riescono a lavorare meglio».

Le somme raccolte nelle quattro serate avranno quattro diversi destinatar­i: una donna ucraina rifugiata in Italia con i figli piccoli, la Caritas di Pedavena, la Protezione civile di Fonzaso e il Soccorso alpino bellunese. I camerieriv­olontari sono messi in regola con un’assunzione a chiamata, è lo stesso datore di lavoro a fare il bonifico direttamen­te ai beneficiar­i. Nicoletta ha già lavorato per due sabati: «Anche se lo avevo già fatto da studentess­a, ammetto che la prima sera ero imbarazzat­a, poi però è stato molto bello. Era da tempo che con mio marito pensavamo di fare qualcosa di questo tipo, finalmente ci siamo decisi e mi sono buttata dentro senza farmi tante domande. Dopo ti senti soddisfatt­a, sai di aver fatto qualcosa di utile per gli altri e capisci anche di più la fatica che si fa ad andare avanti indietro per ore. Già tante amiche mi hanno detto che la prossima volta vorrebbero venire anche loro».

Giuseppe riflette: «Molti mi chiedono come fare, rispondo che è semplice. Ognuno può attivarsi in modo autonomo e scegliere a chi donare secondo la propria sensibilit­à. C’è tanta disponibil­ità, ma la gente è pigra». Racconta cosa gli è capitato in azienda: «Io sono un donatore di sangue da anni. Ho fatto girare un questionar­io tra i colleghi per coinvolger­e anche loro, all’inizio hanno risposto in pochi. Così sono passato ufficio per ufficio, alla fine ho raccolto 50 adesioni. Si fa fatica a fare il primo passo, ma se li indirizzi in tanti ti seguono con entusiasmo». L’ultimo sabato, alla Birreria Pedavena, sono venuti anche i suoi due figli, Angelina e Cesare, accompagna­ti dai nonni. «Erano felici di vedere i genitori fare i camerieri. Ma non hanno detto niente». La trasmissio­ne di un esempio, senza tante parole.

 ?? ?? Uno dei protagonis­ti del progetto «I’m Working 4 charity» mentre serve a un tavolo della Birreria Pedavena: il guadagno della serata sarà devoluto in beneficenz­a
Uno dei protagonis­ti del progetto «I’m Working 4 charity» mentre serve a un tavolo della Birreria Pedavena: il guadagno della serata sarà devoluto in beneficenz­a

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