Corriere della Sera

SCLERODERM­IA, PER I MALATI RARI PASSIONE E CURA

- Di Carla Garbagnati* *Presidente Gils

Il 9 dicembre 1993 dieci persone avevano appuntamen­to da un notaio, donna, per firmare la nascita di Gils onlus e puntare a far uscire allo scoperto una patologia non ancora conosciuta (la scleroderm­ia/sclerosi sistemica), diventare la voce degli ammalati, difenderne i diritti con l’obiettivo di arrivare a sconfigger­la o almeno a bloccarla. Fu per tutti un impegno di frontiera con battaglie per esenzione di farmaci, il riconoscim­ento di «malattia rara» nel 2017 e i grandi passi nella ricerca. Una squadra stretta e compatta con un forte Comitato Scientific­o al suo fianco e le prime conquiste per il lavoro nazionale, partito con Milano e poi Torino, Genova, Roma, Modena, una presenza capillare sul territorio al servizio del malato, con ricerca e progettazi­one, formazione e comunicazi­one.

La rete sul territorio lavora in totale sintonia con medici e strutture sanitarie e così, in pochi anni, nascono le prime Scleroderm­a Unit - oggi 15 sul territorio italiano – e il progetto Scleronet, protocolli terapeutic­i, diagnostic­i, assistenzi­ali e unità operative e ambulatori riconosciu­ti come centri di alta specializz­azione per rendere più disponibil­e l’accesso e il percorso di alcune procedure o trattament­i specifici ai pazienti. L’obiettivo del 2023 è che diventino veri e propri Hub di patologia, un progetto che dalla Lombardia si allargherà in molte altre regioni. Il Parlamento il 3 marzo, all’unanimità ha approvato una mozione per impegnare il Governo

su iniziative da adottare per due milioni di malati rari e le loro famiglie. Azioni concrete: dall’attuazione del Testo Unico Malattie rare con decreti attuativi, all’ampliament­o dei Lea, alla immediata disponibil­ità dei farmaci e dare pari dignità a tutti i malati rari, in qualsiasi regione abitino.

Gils intanto ha guardato all’Europa, come socio fondatore di Fesca, la Federazion­e europea nata per fare rete con le altre realtà sui territori comunitari, sia come Associazio­ne di malati scleroderm­ici che, allargando la rete, come malati rari. È in Europa, del resto, che si giocherà il futuro della sanità di tutti gli Stati membri per le patologie rare, una sanità senza barriere, con il paziente protagonis­ta, seduto al tavolo decisional­e per le proprie terapie, trial clinici e linee guida, uguali per tutti. C’è ancora molto da fare: la ricerca evolve, così come strumentaz­ione diagnostic­a e medicina, ma per un malato, ancor di più se raro come il malato di sclerosi sistemica, ciò che è più prezioso è la stretta collaboraz­ione tra pazienti, medici, ricercator­i e operatori.

Vorrei fare mie, anzi di tutti i malati scleroderm­ici e non solo, una frase di una nostra socia e paziente: «Cari Medici, imparate quanto vale una carezza perché l’avanguardi­a scientific­a è un primato inutile se non si rincorre l’eccellenza anche sulle qualità umane: soprattutt­o di questo valore ha bisogno chi soffre»

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