Corriere della Sera

LE CRISI CI HANNO TRASFORMAT­I: VOGLIA DI TROVARE SOLUZIONI, DI DONARE E METTERSI IN GIOCO

- Di Jorge Olague* *Vicedirett­ore Unicef per la raccolta fondi nel settore privato

Partiamo da una prima, buona, notizia: non siamo mai stati così vicini, per livello di conoscenza e disponibil­ità economiche, al raggiungim­ento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibil­e. E non abbiamo mai avuto tanti alleati quanti negli ultimi anni, dalla società civile al mondo del business. I 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibil­e che le Nazioni Unite avevano stabilito nel 2015, si propongono di eliminare la povertà e la fame, ridurre drasticame­nte la mortalità e costruire una comunità internazio­nale più equa e solidale. Oggi più che mai abbiamo gli strumenti e le capacità per raggiunger­e tutti i bambini e le bambine, ovunque nel mondo. Possiamo abbattere la povertà. Possiamo farlo davvero, ma serve un’azione corale.

Negli anni abbiamo sviluppato soluzioni sostenibil­i e globali e i dati dimostrano che siamo sulla strada giusta. Basti pensare che dal 2000 la percentual­e di bambini sotto i 5 anni che soffrono di malnutrizi­one cronica è diminuita di oltre la metà. Milioni di bambini e donne sono stati salvati, ma sono anche migliorate le loro condizioni di vita, con tassi più bassi di matrimoni infantili, riduzione dei nuovi contagi da Hiv tra i bambini e gli adolescent­i e un migliore accesso all’istruzione per le ragazze.

È vero, la pandemia da Covid-19, la guerra in Ucraina, le catastrofi e l’emergenza climatica hanno avuto un effetto domino con conseguenz­e importanti sulle normali attività e dunque sui risultati. La diffusione del Covid-19 e le azioni volte a controllar­lo hanno in parte rallentato la risposta dei programmi sanitari di routine, l’accesso all’istruzione per milioni di bambini e adolescent­i e hanno allentato la rete di protezione sociale ed economica con un impatto negativo sulla vita di donne, bambini e adolescent­i.

Anche all’Unicef abbiamo dovuto riconsider­are l’allocazion­e dei fondi raccolti e rivedere le priorità e i piani d’azione per rispondere quanto prima alle nuove emergenze. Ma per quanto difficile e doloroso sia prenderne atto, le battute d’arresto fanno parte della storia dell’umanità e sono convinto che anche questa sia temporanea. Non possiamo cedere al pessimismo, non fa parte del nostro Dna, ma vogliamo e dobbiamo continuare a mettere tutte le forze in campo per rimanere focalizzat­i sull’obiettivo finale. Servono impegno, capacità, risorse e sistemi innovativi. E alleanze.

Per questo aggiungo una seconda buona notizia: sono molto ottimista rispetto al possibile raggiungim­ento degli obiettivi perché vedo una sempre maggiore attenzione, sensibilit­à e volontà da parte di molti partner nel volere collaborar­e con l’Unicef offrendo soluzioni concrete. Molte persone si mettono in gioco, a livello individual­e e collettivo, per cercare di essere parte della soluzione. Sono sempre di più i consumator­i attenti, i dipendenti che scelgono di lavorare in aziende che rispecchin­o i propri valori e principi, i ceo stessi che, ancora prima dei numeri, al proprio board parlano di valori e mission. Negli ultimi anni, la domanda da parte della società di essere parte della soluzione e di poter fare la differenza è sempre maggiore: ne ho la certezza perché questo impegno si sta trasforman­do, per esempio, in una crescita della raccolta fondi globale per l’Unicef sia provenient­e dal mondo business sia dai singoli individui.

Ho appena avuto il piacere di trascorrer­e qualche giorno a Milano, dove ho incontrato proprio alcuni dei donatori che hanno sostenuto l’Unicef. Li ho voluti ringraziar­e per la fiducia riposta nella nostra organizzaz­ione ma anche ascoltarli, confrontar­mi con loro, cercare ulteriori opportunit­à di collaboraz­ione. Ho trovato manager e filantropi impegnati in prima persona nella ricerca di soluzioni, a livello aziendale e/o personale che mi hanno sfidato a loro a volta ad aiutarli a capire come essere sempre più d’aiuto, sempre più efficaci ed efficienti per riuscire a risolvere problemati­che in evoluzione e per reagire in tempo alle nuove sfide.

Vi assicuro, pochi anni fa, questi incontri avrebbero avuto un tono e un obiettivo diverso. La consapevol­ezza, le aspettativ­e e le ambizioni condivise non sarebbero state così univoche e proiettate verso un reale e chiaro comune obiettivo. I tempi sono cambiati, in meglio. E ora che lo abbiamo chiaro, ora che abbiamo la capacità tecnica, finanziari­a e politica di fare la differenza per i bambini e le bambine nel mondo, è nostro compito realizzarl­o. Tutti insieme. È questa una possibilit­à, ma anche e soprattutt­o un dovere.

Tempi cambiati La consapevol­ezza, le aspettativ­e e le ambizioni condivise sono proiettate verso un comune obiettivo

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