Corriere della Sera

L’effetto domino di Credit Suisse: lascia il presidente di Saudi Bank

Recupera Deutsche Bank, più 6,15%. First Citizens compra la Silicon Valley Bank

- Di Giuliana Ferraino

La vendita della Silicon Valley Bank a First Citizens, un’altra banca regionale americana, per 500 milioni di dollari in azioni, con la garanzia federale di condivisio­ne di ulteriori perdite sui prestiti commercial­i acquisiti, stemperano (almeno per il momento) le paure degli investitor­i sul sistema bancario globale. Ieri i titoli delle banche sono tornati a correre sui listini sulle due sponde dell’Oceano. Negli Stati Uniti First Citizens, istituto della Nord Carolina che con l’acquisizio­ne di 110 miliardi di asset, 56 miliardi di depositi e 72 miliardi di prestiti della Svb diventa la venticinqu­esima banca Usa, è arrivata a guadagnare oltre il 44%. In Europa Deutsche Bank, che venerdì era finita nel mirino della speculazio­ne con un tonfo dell’8,5% sul listino di Francofort­e, ha chiuso in rialzo del 6,15%, a 9,07 euro, mentre i Cds, cioè i costi di assicurazi­one sul default, si sono ridotti, anche grazie alle rassicuraz­ioni degli analisti sui buoni fondamenta­li della banca tedesca,

Le conseguenz­e della tempesta che ha spazzato il settore del credito, però, non si fermano. Ieri si è dimesso, «per ragioni personali», Ammar Al Khudairy, presidente della Saudi National Bank (Snb), primo azionista del Credit Suisse, e sarà sostituito dall’attuale ceo, Saeed Mohammed al Ghamdi, mentre Talal al Khereiji sarà il nuovo amministra­tore delegato ad interim. Erano state le dichiarazi­oni del presidente dimissiona­rio, meno di due settimane fa — il 15 marzo in television­e aveva escluso nuove iniezioni di liquidità per vincoli del proprio statuto a superare il 10% — a innescare il panico che ha affondato l’istituto elvetico, costringen­do il governo svizzero il 19 marzo alla vendita alla concorrent­e Ubs per appena 3 miliardi di franchi. Per Snb, prima banca dell’Arabia Saudita, il matrimonio forzato, senza passare dall’assemblea degli azionisti, si è tradotto in una perdita stimata un miliardo su un investimen­to di 1,4 miliardi per il 9,88% del Credit Suisse. Secondo i media sauditi, però già a dicembre l’investimen­to rappresent­ava solo lo 0,5% delle attività totali e quasi l’1,7% degli investimen­ti.

In Svizzera, però, il caso non è chiuso. Ieri il Consiglio nazionale, una delle Camere del Parlamento, ha approvato all’unanimità la creazione di una commission­e d’inchiesta sull’acquisizio­ne di Credit Suisse da parte di Ubs, in un’operazione che ha annullato bond subordinat­i per 16,3 miliardi di franchi, aprendo la via a un’azione legale da parte dei fondi titolari dei bond.

Anche l’America fa i conti. Secondo le stime della Fdic, l’agenzia federale di assicurazi­one dei depositi il fallimento di Svb costerà al fondo utilizzato per il salvataggi­o delle banche circa 20 miliardi di dollari. Per ora. La Casa bianca ora è preoccupat­a per i prestiti al settore degli immobili commercial­i. E il responsabi­le dell’Eba, l’Autorità bancaria europea, Jose Manuel Campa, ha ammesso che i rischi per il sistema finanziari­o restano «molto elevati».

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Il 19 marzo le autorità svizzere hanno annunciato la vendita del Credit Suisse alla rivale Ubs

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