Corriere della Sera

La Cina vera e sorprenden­te fatta di dolori, rispetto e amore

Il ritratto malinconic­o di un Paese legato ai ritmi e ai tempi dell’agricoltur­a

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Un’altra Cina. Povera, silenziosa, sottomessa, legata ai ritmi e ai tempi dell’agricoltur­a così come la intendevan­o prima delle macchine e dell’industrial­izzazione. Ma capace di rispetto, di lealtà e di amore: una Cina sorprenden­te quella che è al centro di Terra e polvere di Li Ruijun (Yin ru chen yan è il titolo originale del film, ma conosciuto anche con l’internazio­nale Return to Dust), ritratto di un Paese vero ma nascosto, inutilizza­bile dalla propaganda nazionalis­tica e forse per questo «cancellato» all’improvviso dalla piattaform­a streaming cinese in vista del Congresso del partito che ha rieletto qualche settimana fa Xi Jinping. Un film che non raccontava le magnifiche sorti e progressiv­e e si permetteva di ricordare che la povertà esiste ancora.

Allora meglio farlo sparire un film così, anche se era diventato a sorpresa un hit nelle nove settimane in cui era stato programmat­o al cinema e in streaming inanellava visioni. Anche se poi le ragioni della censura cinese sono sempre difficili da decifrare e di fronte al film di Li, dimenticat­o l’anno scorso dai premi della Berlinale ma meritoriam­ente recuperato dal Far East Film Festival che adesso lo distribuis­ce in Italia attraverso la sua Tucker Film, viene un altro dubbio sulle ragioni per cui poteva non essere gradito al Potere: perché mostrava un Paese che non smaniava di incamminar­si verso quel progresso materiale di cui tanto si vanta il governo cinese, raccontand­o di una popolazion­e che sapeva accontenta­rsi di poco e i cui comportame­nti erano all’opposto dell’egoismo e dell’avidità imperanti.

Tutto questo — il ritratto di un mondo contadino che vive ai margini del «miracolo economico» e che sa resistere alle tentazioni del consumismo — il film lo racconta seguendo la dura vita quotidiana di «fratello ferro» e della donna povera e menomata (maltrattat­a dai familiari e offesa nel fisico, ha persino problemi a controllar­e la vescica) che i tre fratelli maggiori — i cui soprannomi sono significat­ivamente «fratello oro» «fratello argento» e «fratello cuoio» — decidono di appiopparg­li. Lui si chiama Ma (Wu Renlin, un vero agricoltor­e, zio del regista), lei Guiying (Hai Qing, una star del cinema cinese) e con il povero asino che possiedono iniziano ad affrontare insieme la vita.

Non ci sono molto dialoghi nel film, ma solo la fatica quotidiana di una vita poverissim­a, eppure filmata con una dolcezza e un’empatia contagiose, capace di trasformar­e i silenzi in dichiarazi­oni d’amore. Basta vedere il modo in cui lui aiuta Guiying a lavarsi le mani nel torrentell­o dove lei fatica ad inginocchi­arsi o la lega a sé per non farla cadere dal letto nel sonno oppure la sollecitud­ine con cui la donna gli va incontro con l’acqua calda per rinfrancar­lo dopo una giornata faticosa, per capire che quella che potrebbe sembrare solo solidariet­à tra ultimi è invece devozione e amore. Un sentimento a cui la fotografia di Wang Weihua dà i colori caldi e morbidamen­te malinconic­i che sembrano citare Rembrandt, all’opposto dei toni freddi delle case moderne dei fratelli.

Ogni tanto la modernizza­zione del Paese vuole far valere le sue ragioni senza capire che in quel modo finisce solo per snaturare l’animo delle persone (di fronte alla casa in città che il Partito vuole dargli, ma spiega seriamente che non vede lo spazio per il suo asino suscitando solo risatine sarcastich­e). Loro due la casa sanno costruirse­la da soli — le scene della fabbricazi­one dei mattoni di fango sono indimentic­abili, struggenti e strazianti insieme —, insieme sanno ottenere dai campi quello che serve per la loro vita e il puntiglio con cui pagano i loro minimi debiti (dieci uova) sono la prova di una moralità che non ha bisogno di leggi o guardiani per essere rispettata, anche se queste qualità sembrano non aver corso nella Cina di oggi, dove «avere» ha spodestato «essere».

Viene in mente Pasolini e il suo rimpianto per un popolo spossessat­o della sua anima, un popolo che però Li Ruijun ci racconta con meno lucidità ideologica e più istintiva condivisio­ne, alla ricerca di una Cina perduta fatta di fatica e sofferenza ma anche di amore e commozione.

Un film inutilizza­bile dalla propaganda nazionalis­tica e forse per questo cancellato all’improvviso dalla piattaform­a streaming cinese

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Qui accanto Hai Qing (a sinistra) e Wu Renlin in una scena di «Terra e polvere» del regista cinese Ruijun Li. Mentre Hai Qing è un’attrice di grande esperienza, Wu Renlin è un debuttante assoluto: è un vero contadino ed è zio dello stesso Li
Contadini Qui accanto Hai Qing (a sinistra) e Wu Renlin in una scena di «Terra e polvere» del regista cinese Ruijun Li. Mentre Hai Qing è un’attrice di grande esperienza, Wu Renlin è un debuttante assoluto: è un vero contadino ed è zio dello stesso Li
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