Iniziato il totoConte
L’allenatore seguito da tre squadre di A: Inter, Juve e Roma ma tutto dipenderà dai singoli piazzamenti Champions Il saluto ai «suoi»: «Grazie a chi ha capito la mia passione»
Il discorso d’addio, Antonio Conte lo aveva quasi urlato una settimana prima della «risoluzione consensuale» dal Tottenham) arrivata domenica notte con un comunicato: impossibile restare dopo aver definito «egoisti» i giocatori e aver rimarcato la storia ventennale del proprietario Levy agli Spurs «senza alcun trofeo». Tecnicamente non è un esonero, Conte avrà la sua buonuscita (circa 5 milioni), mentre la clausola di rinnovo automatica in caso di quarto posto non si attiverà. Toccherà a Christian Stellini, suo vice storico, centrare la seconda qualificazione Champions in 17 mesi.
Se Luis Enrique, Nagelsmann, Pochettino e De Zerbi hanno già puntato il navigatore su North London, sul ring italiano si registra il rientro di uno dei pesi massimi: Conte ha lasciato in questi anni
Juve e Inter in modo burrascoso, niente nel calcio però è insanabile e dove si è stati bene si può sempre tornare. Tutto è legato al piazzamento Champions delle singole squadre, comprese Milan (dove Pioli però appare saldo) e Roma, dove è Mou a scegliere il suo futuro. Ma un’ombra si allunga sulle panchine delle nostre big. A cominciare dall’Inter, dalla quale Conte se ne è andato bocciando il progetto Zhang, facendo però valutazioni sul ridimensionamento tecnico forse troppo pessimistiche. Se Inzaghi non dovesse essere confermato, piace De Zerbi, che ha una clausola elevata per lasciare il Brighton (15 milioni). E i rapporti tra Conte e Marotta restano buoni: per i bookmaker è la destinazione più probabile, seguita dalla Juve. Resta infatti forte anche il legame con una parte di mondo juventino: qui più che altrove l’immediato futuro (ovvero l’Europa) è un’incognita e c’è un tecnico come Allegri che nelle difficoltà sta trovando nuove risorse. Ma se ci dovessero essere altri scenari, Antonio resta un primattore sul palco torinese, che è casa sua.
Conte oggi è un tecnico che dovrà forse fare un passo indietro dal punto di vista delle ambizioni e delle richieste economiche, ma che non smetterà certo di imporre la sua idea di calcio, così viscerale da finire spesso malintesa da una parte dei suoi giocatori e dei suoi dirigenti. E anche dei suoi tifosi. Nel suo saluto via social ieri Conte si è rivolto solo a quelli che stanno dalla sua parte: «Il calcio è passione. Ringrazio profondamente tutti gli Spurs che hanno apprezzato e condiviso la mia passione e il mio intenso modo di vivere il calcio come allenatore…». L’ex c.t. azzurro non è un tecnico per tutte le stagioni, per tutte le piazze e nemmeno per tutti i giocatori, visto che il suo 35-2 richiede uno sforzo notevole per stare al passo con l’evoluzione del gioco ad altissimo livello.
Conte è tornato a Torino ormai da una settimana. Il suo datore di lavoro nel comunicato d’addio non ha fatto alcun cenno a lui, segno che il divorzio è maturato in un clima di estrema freddezza. Il tecnico negli ultimi mesi ha vissuto anche difficili momenti privati per la morte di due figure di riferimento come Gian Piero Ventrone e Gianluca Vialli. A questo si è aggiunto il problema alla cistifellea, risolto con un intervento, un grosso spavento e una riabilitazione che Conte ha accelerato, salvo poi doversi fermare più a lungo, piuttosto provato. L’ipotesi di un anno sabbatico a studiare calcio, senza farsi logorare dalle pressioni di vincere a ogni costo, non è a priori da scartare. Sempre che non arrivi una chiamata da Parigi per il dopo Galtier: le risorse dello sceicco stimolerebbero le ambizioni dell’ex c.t. azzurro.